LOZZA Doppio sopralluogo varesino per l’assessore Raffaele Cattaneo che assieme all’amministratore delegato di Pedemontana Salvatore Lombardo, ieri ha visitato i cantieri di Lozza e Cassano Magnago.
Ad aspettare l’assessore, all’ingresso del cantiere sulla Piana di Lozza, c’era una rappresentanza dei cittadini più colpiti dalla grande opera. Dopo le proteste inscenate nei giorni scorsi dal vulcanico agricoltore Francesco Brumana (che per i prossimi 5 anni dovrà rinunciare a 90 mila metri quadri di superficie coltivata), ieri è
stato il turno di Corrado Guzzetti, figlio della titolare del Ristorante del Ponte, la storica attività che sorge all’interno dell’antico monastero quattrocentesco al Ponte di Vedano, una splendida struttura stretta fra la tangenziale e gli svincoli stradali: «Già abbiamo sofferto disagi con la realizzazione della tangenziale di Varese, oggi ci tocca mandar giù anche ulteriori sacrifici. Dalle carte che abbiamo in mano risulta che sul nostro terreno verrà realizzato uno svincolo che poteva essere benissimo spostato più a monte. Noi abbiamo un’attività da 700 coperti, oltre alla balera da 500 posti. E’ evidente che per noi il parcheggio è fondamentale, altrimenti facciamo prima a chiudere baracca e burattini».
Una protesta che sembra non essere caduta nel vuoto, tanto che Cattaneo con il suo seguito hanno dedicato una visita al ristorante: «Chiaramente ci riserveremo di approfondire da un punto di vista tecnico la situazione, anche se il progetto difficilmente subirà modifiche sostanziali. L’impatto verrà ridotto il più possibile, tanto sulla piana di Lozza, quanto sugli altri terreni interessati – hanno replicato i responsabili di Pedemontana – potremo valutare assieme una soluzione tecnica che salvaguardi il più possibile tutte le legittime esigenze».
A Lozza la delegazione, alla presenza del sindaco Adriana Fabbian, ha visitato l’area di 21 mila metri quadrati dove sorgerà il campo base per gli oltre 200 operai che lavoreranno alla tangenziale di Varese e alla Tratta A della Pedemontana. Nell’area a fianco, attualmente ancora coltivata, verrà realizzata una grande zona operativa di 55 mila metri quadri. Qui sorgeranno le strutture per la realizzazione dei prefabbricati, per il trattamento della terra e dei calcestruzzi. «Alla fine dei quattro anni di lavori – spiegano i tecnici – dei 90 mila metri che stiamo occupando, solo 7 mila verranno effettivamente sottratti alla piana come sedime della tangenziale, il resto verrà ripristinato allo stato originale». Al di là della visita ai cantieri molto spazio è stato dunque dato alla questione degli espropri e ai tanti malumori che hanno generato: «Abbiamo gestito 22 mila espropri in tutto, mettendo a disposizione 550 milioni di euro, non ci siamo limitati a sottrarre terreni o abitazioni, ma abbiamo messo in campo tutte le forze necessarie per la soluzione dei disagi – ha detto l’ad Salvatore Lombardo – costruendo case e proponendo soluzioni alternative, perché comprendiamo le difficoltà e vogliamo ridurre al minimo i disagi».
Alessandro Madron
f.artina
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