«Pegoraro dica quello che vuole Noi aspettiamo solo la sentenza»

«A livello personale non mi è mai interessato ciò che questa persona aveva da dire e non mi interessa neppure adesso. Mi interesserà solo quando ci sarà la sentenza di un giudice. Allora ci sarà spazio per i commenti».

Resta pacato, come è suo solito, , vicesindaco reggente a Cardano, anche se la voce gli si incrina, quando gli si chiede che cosa pensa di quanto riferito dall’avvocato difensore di , l’ex vigile, dipendente comunale negli ultimi anni al settore ecologia, sospeso dopo il processo a la condanna in primo grado, che il 2 luglio ha sparato alla sindaca e al suo vice . Quelle parole che svelano che avrebbe pregato per lei e che ancora pregherà. Che gli dispiace.

«Non siamo noi coloro cui deve chiedere scusa – prosegue Franzioni – e quindi non siamo noi che dobbiamo esprimere un giudizio».

«Meglio il silenzio»

Preferisce invece non commentare , presidente del consiglio comunale. «Penso che in questo momento il silenzio sia la miglior risposta», accenna solo.

«La nostra testa adesso è altrove» è quanto aggiunge l’assessore alla Sicurezza .

Gli uffici comunali sono rimasti aperti e funzionanti in questi giorni, perché, ripetono gli amministratori e i collaboratori della sindaca, «la volontà di Laura era l’attività, il fare per il bene e il servizio della comunità», come si fa portavoce l’ex sindaco . Lui era nello staff della sindaca. «Siamo aggregati attorno a un progetto condiviso – sottolinea Elena Mazzucchelli – abbiamo voglia di portare avanti, nel limite del possibile, i progetti in cui Laura Prati credeva». E far funzionare la macchina comunale, nel rispetto degli uomini e delle donne che la compongono.

«Spero sia una redenzione»

E sulle frasi riportate dall’avvocato di Pegoraro, Giancarlo Aspesi conclude: «Spero siano le parole di una persona che si rende veramente conto di quello che ha fatto, che siano segno di una redenzione. Vorrebbe dire che il cuore della nostra Laura non continua a vivere solo nel petto di un’altra persona, a cui l’ha donato fisicamente. Ma che è riuscito anche a toccare nel profondo».

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