Pensionato annegato a Ghirla «Era felice per quella gita»

VARESE «Vito era un uomo buono, ma fragile». Non si può dire altro di Vito De Cristano, 45 anni, residente da sempre a San Fermo, in via Valsugana. Vito era uno di quelli che metteva la sua famiglia al di sopra di tutto. Prepensionato dal 2010, aveva lavorato per parecchi anni all’ospedale del Ponte (in chirurgia) e al Circolo come ausiliario. Due anni fa era stato sottoposto ad alcuni interventi chirurgici all’anca. Soffriva di decalcificazione ossea e di altri problemi di salute, tanto che i vicini di casa si sono stupiti, ieri, del fatto che avesse azzardato un tuffo nel lago del Ghirla. Eppure, a quanto risulta, Vito amava il lago.

La vita dell’uomo, prima del prepensionamento, ruotava intorno all’ospedale, dove lavora tuttora il fratello, impiegato alla portineria di via Lazio, a pochi passi dalla roulotte che utilizza come base. Sempre all’ospedale, Vito aveva conosciuto una ragazza che gli era molto vicina, tanto da «fargli mettere la testa a posto» (così dicevano i colleghi, quando facevano cenno all’amicizia tra lui e quella donna). Due anni fa la scomparsa del padre: sulle spalle di Vito si aggrappava l’intera famiglia, soprattutto la madre a cui era molto legato e con cui trascorreva parecchio tempo.

«Lo conoscevano tutti Vito – dicono i vicini di via Valsugana – Era una persona splendida, che si era preso dei compiti più grandi di lui, che era fragile di carattere e anche fisicamente». Ma più che le parole, ieri erano le finestre chiuse del suo appartamento e il silenzio degli amici a descrivere il dolore grande causato dalla sua tragica e improvvisa scomparsa.

«Avevo parlato con Vito proprio ieri mattina, prima dell’incidente – dice don Germano Anzani, il parroco di San Fermo – Vito stava per andare al lago e me ne ha parlato entusiasta. Io stavo conversando con la madre ieri mattina, ma lui si è introdotto nella conversazione proprio per mettermi al corrente del fatto che avrebbe fatto il bagno nel pomeriggio. Era contento della giornata che lo aspettava. Mi ha anche detto che mi sarebbe venuto a trovare il giorno successivo perché aveva “tanto bisogno di parlare”. Io gli avevo dato un appuntamento. Gli avevo detto che lo aspettavo dalle 7.30 alle 9 del mattino. Lui mi ha assicurato che sarebbe passato». «Adesso sono sicuro – conclude il parroco di San Fermo – che quelle stesse cose che doveva riferire a me le confiderà a qualcun altro, in cielo».

b.melazzini

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