Lussemburgo, 7 giu. (Apcom) – Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, si è trovato di fronte a una “posizione molto ferma” della commissaria Ue alla Giustizia, Viviane Reding, oggi a Lussemburgo, nell’incontro in cui ha cercato invano di negoziare i tempi di transizione all’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne del pubblico impiego.
“La Reding ha confermato l’inderogabilità, a suo avviso, del termine già segnalato nella lettera formale al governo italiano, del 2012” per avere a regime l’equiparazione, ha detto Sacconi ai cronisti. “Non c’è stato spazio per la trattativa, perché la commissaria ha confermato la negazione della gradualità” (prevista dal decreto italiano fino al 2018, ndr). Reding, insomma, ha negato “il concetto stesso” di entrata a regime graduale dell’equiparazione, sostenendo che già il 2012 è il massimo che si possa concedere rispetto all’esigenza di “immediata applicazione” della sentenza della Corte di giustizia del 2008.
“Informerò il Consiglio dei ministri giovedì”, sui risultati dell’incontro, ha detto Sacconi, secondo il quale, comunque, a una prima quantificazione delle risorse che verrebbero dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne nel settore pubblico, il risultato “è molto modesto”. Se si confermasse il 2012 come primo anno del nuovo regime, le donne che non andrebbero in pensione sarebbero “solo 30mila”, ha osservato il ministro. “Nel lungo periodo si produrranno forse effetti maggiori (sulle finanze pubbliche italiane, ndr); ma l’impatto finanziario sull’attuale manovra economica sarebbe molto modesto”, ha insistito Sacconi. “E’ ragionevole”, tuttavia considerare che la manovra finanziaria, possa costituire “il veicolo più immediato e tempestivo” per le modifiche legislative necessarie, se il governo deciderà di adempiere alla sentenza Ue, ha osservato il ministro del Welfare.
Loc/Sar
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