La Pro Patria è una miscela esplosiva e i risultati che non arrivano sono la miccia che la farà esplodere. È solo questione di tempo. Di qualche settimana. È fuori logica proseguire in uno scenario in cui manca un punto di riferimento societario. A meno che la situazione si chiarisca improvvisamente e trovi finalmente uno sbocco che possa bagnare le polveri facendo rientrare tutto nella normalità.
La imprevista vittoria del Pordenone sulla Cremonese ha poi drammatizzato una situazione di classifica che vede la Pro al penultimo posto, in compagnia dei friulani, ma appena un punto sopra il Mantova. Una graduatoria che andrà a modificarsi con le penalizzazioni: se dovessero arrivare in settimana, vedrebbero il Mantova a zero punti e la Pro Patria a 4, penultima e sola. E alle viste venerdì sera c’è il Como al Sinigaglia, poi la Giana in casa domenica 19, quindi la gara, sempre di venerdì, a Lumezzane prima del ritorno allo Speroni con il Bassano per poi andare a chiudere il ciclo di ferro, si fa per dire, con la trasferta di Pordenone.
Un mese che dovrebbe indirizzare il corso della stagione è cominciato con un deludente pareggio casalingo con il Mantova condito da nervosismo a fine gara: un grave segnale di sfarinamento di un ambiente che fatica a sopportare l’incertezza con la quale convive da oltre due mesi e della quale non si vede la fine. Si parla ora di fine ottobre per il passaggio delle quote. Francamente è un termine che potrebbe risultare “fuori tempo massimo” con la squadra in gravi difficoltà di classifica e con un campionato “ferito”.
Non più tardi della gara con il Novara il responsabile dell’area tecnica aveva chiesto ai futuri e probabili padroni di materializzarsi, magari anche non ufficialmente, quantomeno per dire che una figura societaria esisteva comunque anche se i tempi non erano ancora maturi per uscire allo scoperto. Ovviamente nessuno si è presentato sulla porta dello Speroni o si è fatto sentire. O forse no.
È il giallo a dire che qualcuno fa comunque sentire la sua voce. Tutti si sono chiesti perché i due giocatori siano stati mandati in tribuna con mister dapprima ad assumersi la responsabilità, zigzagando e facendo capire che la decisione non era tecnica e rilevando che i «due giocatori devono parlare in settimana con il direttore sportivo». E cioè con , un diesse arrivato da meno da una settimana con il compito di gestire un gruppo costruito da altri. E di interfacciarsi anche con un allenatore che lui non ha scelto per la Pro Patria. Una colossale anomalia che rischia di produrre effetti devastanti.
E qui non si sta parlando della professionalità di Tricarico o dell’opportunità di un posto di lavoro, ma della gestione illogica di una squadra di calcio. Se due giocatori che saprebbero dare spessore a questa Pro Patria, povera di tecnica ed esperienza, vengono mandati in tribuna ed i motivi non sembrano essere né di ordine tecnico, né di ordine disciplinare, è ovvio ritenere che possano essere di ordine contrattuale. Cioè sull’entità e sulla durata del contratto: e se i due fanno orecchie da mercante, vengono spediti in tribuna. Allora: se qualcuno ha dato mandato a Tricarico di trattare con i giocatori gli aspetti economici, vuol dire che questo qualcuno ha in mano il comando della Pro Patria. Faccia un passo in avanti e spenga la miccia che ha già cominciato la sua corsa.
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