VARESE L’ipotesi è suggestiva, seppure ancora in cerca di conferme. La lancia il settimanale Panorama, in edicola questa settimana: Giuseppe Piccolomo, l’uomo in carcere per la morte di Carla Molinari (il delitto delle mani mozzate), potrebbe essere coinvolto nel caso irrisolto di Lidia Macchi. Cioè, il fatto di cronaca locale più eclatante di ventitre anni fa, unito da un filo invisibile all’omicidio più sensazionale degli ultimi mesi.
Può essere? E soprattutto, che c’azzecca l’ex imbianchino con la morte della studentessa ciellina? Davvero, due persone non potrebbero essere così diverse e i due delitti così distanti nel tempo. Non nello spazio, però, perché il corpo di Lidia Macchi fu trovato non lontano da dove, a Caravate, all’epoca viveva Pippo Piccolomo. Basta questo per collegare i due omicidi? No, certo, se non fosse però per una serie di dichiarazioni che sono state rese dalle due figlie di Piccolomo, Nunzia e Cinzia, circa la morte della loro mamma, Marisa Maldera, bruciata viva il 20 febbraio del 2003 all’interno di una vecchia Volvo, in seguito ad un incidente stradale.
C’entra? Non ancora. Il fatto è che Piccolomo – che nel 2006 ha patteggiato una condanna ad un anno e 4 mesi per omicidio colposo – con le figlie si sarebbe invece vantato di averla uccisa lui la moglie e di averla sostanzialmente fatta franca. Non c’entra ancora niente. Ma poi la figlia Nunzia ha fatto mettere a verbale: «Quando ci fu l’omicidio di Lidia Macchi, all’epoca trovata vicino a casa nostra, mio padre per spaventarci si vantava di essere stato lui a ucciderla».
E allora adesso la faccenda si fa più interessante. Anche perché Piccolomo è sempre lo stesso che prima di essere arrestato, quando ancora la polizia non era sulle sue tracce, era stato sentito pronunciare alcune frasi che alla luce di quanto si è scoperto poi fanno rabbrividire: «Guarda che ti faccio fare la fine della Molinari, ti taglio le mani e le faccio bollire», avrebbe scherzato con alcuni conoscenti. Parlava con cognizione di causa? L’esame genetico sulle tracce organiche trovate su un coltello che era a casa sua ha confermato che si tratta del dna di Carla Molinari.
Le parole di uno spaccone di paese? Di sicuro. Come molto probabilmente sono frasi intimidatorie quelle relative all’omicidio di Lidia Macchi. Eppure, riporta Panorama, secondo l’Unità delitti irrisolti della Polizia di stato, che dall’agosto del 2009 si sta occupando del delitto, potrebbe esservi un nesso tra il caso dello scorso novembre, ormai chiuso, e quello ancora senza un colpevole di oltre vent’anni fa, in virtù anche del profilo psicologico di Piccolomo.
La speranza ora è che il dna di Piccolomo possa essere raffrontato con quello dell’omicida di Lidia Macchi. Finora nulla è stato notificato all’avvocato che lo difende, Simona Bettiati. L’inchiesta è del pm Agostino Abate: tocca a lui ora raccogliere le indicazioni degli investigatori e valutare se davvero un tentativo si può fare.
<+G_FIRMA>Franco Tonghini
e.marletta
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