La sua voce che risuona dalle tribune al campo è ormai inconfondibile: i tifosi e i giocatori hanno imparato a riconoscerla, a farne un grido di battaglia, un modo per caricarsi nei momenti difficili. È lui, Roberto Speroni, che dalla tribuna intona quei potenti “Varese, Varese!”, oppure i più recenti “Zazzi, Zazzi!”, per incitare quel talento che finalmente è tornato a colorare il Franco Ossola.
Roberto sugli spalti non manca mai, che sia in casa o in trasferta, vive la partita con passione, con trasporto. Per chi vive il Varese vicino a lui, è un esempio. Ed ora si prepara all’ultima partita della stagione con una grande carica, dal momento che per lui il Varese ha davvero un grande significato. «Per me il Varese significa tantissimo, quest’anno l’ho seguito quasi sempre anche in trasferta, ne ho saltate poche. Sugli spalti del Franco Ossola ho anche conosciuto la mia compagna, Daniela, qualche anno fa: ora viviamo insieme da tre anni e a farci conoscere è stato il Varese. Siamo abbonati da anni, lei viene allo stadio fin da quando è ragazzina. Così, andare allo stadio è ancora più bello».
Domani arriva il Gozzano, non si può sbagliare: «Sentendo anche i giocatori, mi aspetto una partita bella come domenica, affrontata da loro con grande carica. Il Varese la vuole vincere a tutti i costi, nelle ultime uscite ho visto una squadra più tranquilla e sicura, Bettinelli ha portato un po’ di serenità da quando è arrivato. Io mi aspetto di vincerla, perché poi non ci saranno più scuse: spero che tutte le promesse fatte dalla società diventino realtà, perché ne sono state fatte tante durante questa stagione. Si continua a parlare di Lega Pro, mi auguro sia tutto vero».
Anche perché, da tifoso, la Lega Pro la accoglierebbe a braccia aperte: «Sicuramente, la mia speranza come quella di tanti altri tifosi è quella di giocare la Lega Pro l’anno prossimo. Riuscire a salire di categoria sarebbe bello, ma mi auguro che ci sia un progetto serio perché non vorrei salire per poi avere delle brutte sorprese come in passato». I suoi cori, come detto, si sentono e caricano sempre l’ambiente; è il suo modo di vivere la partita,
e così trascina tutti quanti: «Diciamo che sono abbastanza casinista durante le partite, le sento molto. Stare sugli spalti è bello perché ormai ci si conosce tutti, siamo diventati amici ed andare allo stadio è anche un modo per ritrovarci e per stare insieme. Idem quando si va in trasferta, si passa il tempo con piacere e con il Varese. Poi è normale, spesso ognuno di noi ha opinioni diverse, però è bello anche per questo. Da tifosi, stiamo bene insieme. Io poi seguo il Varese fin da quando ero piccolino, andavo in curva e mi ci portava mio padre, ricordo ancora la prima volta: era un Varese-Catanzaro in cui segnò Ramella, glielo dissi anche quando arrivò in panchina qualche mese fa».
E tra i suoi cori più riconosciuti, c’è quello dedicato a Federico Zazzi: «Ho sempre avuto un debole per lui calcisticamente, poi durante l’anno si è anche creata una bella amicizia con lui e i suoi genitori, due bravissime persone, che hanno fatto tanto per aiutarlo durante l’infortunio, sobbarcandosi tutto, dall’operazione alla fisioterapia. Spero di vederlo titolare, lo ammetto, per me ha molte possibilità di fare strada e mi spiace per l’infortunio. Al Varese è mancato tanto, ora per fortuna è tornato».