. La notizia, ormai datata di due giorni, ha reso felice una buona parte dei tifosi biancorossi, entusiasti soprattutto della possibilità di assistere a una partita in più a settimana e speranzosi che la competizione possa portare maggiori appeal e introiti, come auspicato dagli stessi piani alti di piazza Monte Grappa.
, questo il nome della neonata coppa sotto l’egida dalla Federazione internazionale a cui l’Openjobmetis prenderà parte, insieme – per il momento – ai cugini di Cantù, mette tutti d’accordo?
Non proprio: il partito del “no” conta anche promotori illustri. Se parli ad di questa decisione, per esempio, ti fulmina con il potere della storia: «A me sembra che andremo a fare la coppa del nonno», esordisce tranchant il Von Karajan della pallacanestro italiana, che ha vintoe partecipato a dieci finali consecutive da protagonista dell’epopea varesina degli anni ‘70. «L’unica competizione europea che conta è , quella che io chiamo sempre Coppa Europa –
attacca – Le altre lasciano tutte il tempo che trovano: lo sostenevo anche della Uleb, due anni fa».
L’opinione di chi nel continente ha avuto davvero successo non è influenzata solo da ricordi personali di un passato difficilmente riproponibile ai giorni nostri, ma si basa anche su solide argomentazioni: «delle trasferte per prendere qualche giocatore più forte. Non si rischia di togliere energie importanti per il campionato? E poi diciamocela tutta: che importanza avrebbe una coppa del genere in un palmares come il nostro? Bisogna solo cercare di far bene in campo per riuscire, un giorno, a raggiungere l’Eurolega».