– Abusi edilizi e violazioni urbanistiche a Lavena Ponte Tresa. Per la difesa oggi formerà una «squadra per alzare i toni di scontro», mentre il sindaco si dichiara attraverso il suo legale «totalmente estraneo a fatti che riguardano, invece, la vecchia amministrazione».
Dopo il sequestro, avvenuto lunedì, di 17 immobili per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro da parte della Guardia di Finanza, nel registro degli indagati per abusi edilizi e violazioni urbanistiche, oltre a vari funzionari e impiegati comunali e professionisti, sono finiti anche l’attuale sindaco Massimo Mastromarino e l’ex primo cittadino . Con loro Giulio Conti, rappresentante legale della Immobiliare Petra srl, la società a cui appartengono gli immobili sequestrati e venduti, secondo le accuse, in seguito ad «artifici e raggiri». Il condominio, situato in via Zanoni 52 a Lavena Ponte Tresa, comprende immobili destinati a negozi o a studi privati.
Le accuse al momento in capo al sindaco Mastromarino sono di abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio: come si legge nel capo d’imputazione, infatti, il sindaco avrebbe omesso collaudi e certificazioni di impianti in alcuni appartamenti del complesso e non avrebbe adottato i provvedimenti dovuti per legge in autotutela amministrativa «pur conoscendo tutte le illegittimità». Il sindaco, quando ancora era consigliere di minoranza (è stato eletto nel giugno del 2016), aveva presentato un esposto per denunciare alcune irregolarità, ma poi, stando all’accusa, non fece nulla per rimediare ma anzi, consentì che venissero perpetrate.
«Al di là del fatto che non abbiamo ancora ricevuto un formale capo d’imputazione – commenta , legale di Mastromarino – mi sembra che si possa parlare della totale estraneità ai fatti dell’attuale sindaco di Lavena Ponte Tresa. Tutti i fatti sembrano riguardare la vecchia amministrazione: l’indagine infatti concerne fatti risalenti minimo al 2015, Mastromarino è stato eletto l’anno successivo». L’esposto che il sindaco fece quando era all’opposizione è ciò su cui punta Grassi: «Ravvisare un abuso d’ufficio in un comportamento antecedente del sindaco quando era stato lui il primo a sollevare la questione mi sembra una forzatura».
Le accuse per Giulio Conti, rappresentante legale della società immobiliare Petra, appaiono più gravi. Il capo d’imputazione parla di come Conti avrebbe ingannato «con artifici e raggiri gli acquirenti del condominio Petra facendo risultare di aver stipulato un’assicurazione decennale postuma contro i danni per un periodo di 10 anni», rivelatasi poi falsa. «Ieri ero a discutere un omicidio a Perugia – commenta il difensore di Conti – ma oggi definiremo il collegio difensivo e formeremo una squadra. Il nostro dubbio è tra il riesame o il ricorso in cassazione per richiedere il dissequestro degli immobili. Oggi valuteremo. La cosa certa è che cambieremo strategia, l’approccio morbido non ha pagato. Alzeremo i toni di scontro».
Nel registro degli indagati anche l’ex sindaco Pietro Roncoroni. Anche su di lui, sempre secondo il capo d’imputazione, pende un’accusa di abuso d’ufficio. Pur sapendo le criticità dell’iter edilizio, infatti, si sarebbe adoperato «per far modificare lo strumento urbanistico a favore della Immobiliare Petra» facendo così approvare «con il parere tecnico favorevole dei responsabili del settore edilizio, il permesso di costruire», cancellando così di fatto tutti gli abusi perpetrati. E garantendo, in questo modo, «ampi vantaggi patrimoniali a Conti e alla sua società, la Petra».