Lima, 7 apr. (TMNews) – Lula o Chavez? Così la stampa chiama l’ex militare di sinistra, nazionalista e dai toni populisti, Ollanta Humala, 48 anni, dato come favorito al primo turno delle elezioni presidenziali in programma domenica in Perù. In una tornata che conta un alto tasso di indecisi, circa 20 milioni di peruviani sono chiamati alle urne a decidere il successore di Alan Garcia, centro-destra, che cinque anni fa ha sconfitto proprio Humala.
“E’ arrivata l’ora dei più poveri”, ha dichiarato il tenente colonnello in pensione, arrivato in testa al primo turno del 2006. E’ lui la prima scelta dei peruviani, soprattutto di quelli più disagiati nelle province andine, dimenticati dal “boom” peruviano e dalla ricca capitale Lima. Humala è arrivato al 25-29% delle preferenze negli ultimi sondaggi, distaccando di 5-9 punti i suoi avversari. Ma, come cinque anni fa, rischia di inciampare al secondo turno, previsto il 5 giugno, a vantaggio di un avversario più adatto alla classe media. Non a caso i suoi rivali, dal centro alla destra liberale, hanno agitato lo spettro di una rivoluzione alla Hugo Chavez.
Gli altri candidati, distanziati di almeno 4 punti da Humala, sono l’ex presidente Alejandro Toledo, economista di centro, 65 anni, primo capo di Stato indio quechua del paese nel 2001; Keiko Fujimori, 35 anni, figlio d’arte in quanto figlio dell’ex capo di Stato Alberto Fujimori (1990-2000), che oggi è in prigione; Pedro Pablo Kuczynski, ex broker di Wall Street e primo ministro liberale 72enne.
L’esito del voto di domenica è “imprevedibile”, assicurano i sondaggisti. E’ invece un fatto che Garcia lascia un Perù in crescita dell’8.78% nel 2010, una delle percentuali più generose nel mondo. La società peruviana, tuttavia, rimane segnata da forti disparità, che vanno dall’istruzione ai salari, alle infrastrutture. Uscito da un conflitto sanguinoso tra esercito e guerriglia maoista undici anni fa (79mila tra morti o dispersi), il Perù sta vivendo uno dei decenni più stabili e floridi. Il lato oscuro del suo boom economico tuttavia rimane una forza lavoro di basso profilo (70%), un’istruzione dimenticata (2,6% del Pil) e una forte povertà.
I temi della campagna elettorale sono stati incentrati proprio su questi argomenti: povertà, istruzione, salari, lavoro, definite le emergenze del Perù nel 2011. Humala ha promesso un salario minimo di 600-750 soles (185 euro), Toledo ha giocato al rialzo con 850 (210 euro). Kuczynski ha promesso tre milioni di posti di lavoro, Toledo 3,5. Humala, che ha più volte detto di non essere un nuovo Chavez, promettendo di rispettare gli equilibri economici, la libertà di stampa e i trattati commerciali, ha inoltre proposto una tassa sui mega-profitti del settore minerario, viziato dai prezzi record delle materie prime. Proposte che hanno fatto tremare la borsa, come quindici giorni fa.
Il voto è obbligatorio in Perù, dove gli uffici elettorali apriranno alle 8 (le 15 in Italia), per chiudersi alle 16 (le 23 italiane). Per uno spoglio completo bisognerà attendere, come è tradizione, almeno una settimana.
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