Pestato e poi freddato, Matteo conosceva i killer

Indagini a tutto campo sulla morte di Mendola, 33 anni di Busto. Perché si trovava nel Novarese?

Matteo Mendola non sarebbe stato ucciso da un killer solitario ma da almeno due persone. È quanto emerge dai primi riscontri dell’inchiesta sull’omicidio del giovane bustocco originario di Gela di 33 anni trovato cadavere mercoledì scorso nei capannoni dismessi della Mir Plast di Pombia da un escursionista.

Dai primi rilievi, ma il dettaglio dovrà essere confermato dal rapporto del medico legale dopo l’autopsia, Mendola potrebbe essere stato ucciso nella giornata di martedì: il giorno prima che il cadavere venisse trovato. Da spiegare ci sono anche quegli strani segni alla testa che potrebbero essere frutto di un brutale pestaggio, ma anche questo dettaglio dovrà essere accertato dal medico legale. Come se la vittima fosse stata picchiata, con un corpo contundente, prima oppure dopo, essere freddata con due colpi d’arma da fuoco al petto.

Si è trattato certamente di un’esecuzione, tuttavia seppur non escludendola completamente, gli inquirenti novaresi, coordinati dal pubblico ministero , ritengono assolutamente marginale l’ipotesi che a ordinare se non ad eseguire direttamente l’omicidio possa essere stata la criminalità organizzata.

Niente mafia o cosche, insomma. E del resto la vittima non aveva mai avuto in passato legami di quel tipo. Nessun coinvolgimento in quegli affari. Che quella della criminalità organizzata sia pista praticamente chiusa, lo dimostra quanto hanno ritrovato sul luogo del delitti i militari del Ris di Parma: due bossoli. Presumibilmente arrivati dall’arma che ha ucciso il trentatreenne.

Un killer esperto, un professionista, non avrebbe mai commesso un errore del genere. I bossoli saranno analizzati: la balistica potrebbe dare indicazioni utili per individuare chi ha ucciso Mendola. Il trentatreenne bustese era noto alle forze di polizia, ma per piccoli episodi collegati allo spaccio di droga. Un passato assolutamente di basso profilo, quindi, anche se l’omicidio, si è detto, ha tutta l’aria di un’esecuzione, un regolamento di conti.

Resta da capire il movente. Mendola a Pombia da Busto Arsizio c’è arrivato in modo volontario, parrebbe. Ma perché? Altra domanda: conosceva i suoi assassini? Quasi certamente sì. Persone a lui note, persone che magari frequentavano i suoi stessi ambienti. Ed è in quegli ambienti che adesso i carabinieri stanno cercando risposte.

Al vaglio degli inquirenti anche un altro rilevante dettaglio: Mendola è stato ucciso lì, oppure l’omicidio si è consumato altrove e il cadavere è poi stato abbandonato in un luogo isolato nella speranza che venisse scoperto il più tardi possibile? Sono tutti interrogativi ai quali gli inquirenti stanno lavorando per dare risposte. Non è nemmeno detto che l’omicidio possa essere maturato in ambito novarese.