«La spesa? Vado a farla in Italia, lì la roba costa meno». Parola di Vladimir Petkovic, selezionatore della Nazionale svizzera di calcio, che vive a Bellinzona da quando concluse la sua carriera professionistica con la divisa granata della squadra della capitale del Canton Ticino.
La candida ammissione del tecnico di origine croata, già allenatore della Lazio, ha creato un filino di imbarazzo tra i giornalisti della Rsi, la Radiotelevisione della Svizzera Italiana (seguitissima anche dalle nostre parti),
che stavano amichevolmente conversando con lui al termine del match per le qualificazioni ai campionati del mondo di calcio di Russia 2018, vinto dalla Nazionale rossocrociata per 2-0 contro le Isole Far Oer a Lucerna. Del resto Petkovic è ormai ticinese d’adozione, visto che alla fine degli anni ’90 ha chiuso la sua carriera nel Bellinzona, per poi iniziare la nuova carriera di allenatore sempre tra Bellinzona, Malcantone Agno e Lugano, e propria nella capitale cantonale ha stabilito la propria famiglia.
Ecco perché, mentre il telecronista Armando Ceroni lo intervistava, il clima disteso ha fatto sì che dallo studio Rsi di Comano qualcuno chiedesse a Petkovic «vorrei sapere dove va a fare la spesa Vlado». Ricevendo una risposta sincera, forse pure troppo: «Vado in Italia, perché lì la roba costa meno». Una “gaffe”, vista la delicata situazione nei rapporti di vicinato tra Ticino e Lombardia, che il conduttore da studio Andrea Mangia ha subito cercato di minimizzare, affermando che «naturalmente Vlado stava scherzando». Sarà, ma non è un mistero come, dall’epoca della rinuncia al cambio fisso tra euro e franco svizzero, che portò al rafforzamento della valuta elvetica, siano molti i residenti oltre il valico del Gaggiolo che vengono abitualmente nelle province di Varese e Como a fare acquisti. Non solo Vladimir Petkovic, che dalla sua Bellinzona probabilmente avrà familiarità con la zona del Luinese, mentre i luganesi scelgono Lavena Ponte Tresa e la Valceresio. Come, soprattutto in epoca pre-sconto benzina, hanno sempre fatto varesotti e comaschi andando a fare il pieno di carburante in Ticino. Il tema, d’altra parte, è di strettissima attualità: risale ad appena un mese fa la polemica su alcuni volantini comparsi a Como, infarciti di minacce deliranti dopo il referendum “Prima i nostri” («Vi piace venire a fare la spesa perché costa meno? Allora visto che non ci volete a lavorare in Svizzera, dalla prossima volta che vi vediamo a comprare in Italia vi squarciamo le gomme e non solo»), così come l’iniziativa della Migros, la principale catena di supermercati del Canton Ticino, che aveva deciso di scontare del 25% i prezzi della carne proprio per venire incontro ai consumatori “indigeni”, con il risultato di «un aumento in doppia cifra del fatturato» nel periodo della promozione.