Philippe Daverio testimonial «Io vetrina del Sacro Monte»

Philippe Daverio testimonial del Sacro Monte di Varese in un progetto di Regione Lombardia per la valorizzazione dei siti Unesco della Lombardia.

«È un luogo che merita una notorietà più internazionale». Va anche «reso più fruibile» ma sul progetto del parcheggio alla prima cappella il pollice è verso.

Il noto critico d’arte, professore ordinario di disegno industriale all’Università di Palermo, è tra i volti noti che hanno dato la loro disponibilità all’assessore alla cultura di Regione Lombardia Cristina Cappellini per fare da testimonial dei nove siti Unesco presenti in Lombardia, nell’ambito di un progetto per la loro valorizzazione, anche oltre l’orizzonte di Expo.

Oltre a Daverio a Varese (nei siti Unesco ci sono il Sacro Monte ma anche Castelseprio, i siti palafitticoli tra cui l’Isolino Virginia, e il Monte San Giorgio) ci sono anche i cantanti i a Brescia e a Como, la sciatrice in Valtellina, l’attore
a Milano.

«Del Sacro Monte mi sono spesso occupato in questi anni e su questi temi do sempre volentieri una mano, è un fatto di “militanza” – conferma , riferendosi al suo ruolo di intellettuale attivo per la “resistenza culturale” – con l’assessore se ne è parlato nell’ambito di Expo, pur tenendo conto di quanto sia per ora eterea l’esposizione universale». Daverio mostra di non credere molto alle magnifiche sorti e progressive della manifestazione del 2015, ma è convinto che possa essere in un certo senso una buona scusa per valorizzare certe bellezze artistico-culturali delle nostre terre, come il Sacro Monte di Varese: «Credo che Expo da questo punto di vista non serva a niente, visto che serve più che altro a distribuire soldi – sostiene il critico d’arte – però in questo caso se Regione Lombardia fa qualcosa di positivo per la valorizzazione del nostro patrimonio, può essere un’opportunità».

Di cui il Sacro Monte ha molto bisogno, secondo Daverio: «Se avesse una notorietà più internazionale, ne avrebbe sicuro giovamento. Pur essendo il massimo luogo di raccolta di sculture della prima metà del Seicento, oggi viene visto più che altro a livello fideistico/folkloristico. E viene anche studiato marginalmente, mentre dal punto di vista della storia dei linguaggi è una delle più grandi testimonianze che abbiamo sul nostro territorio».

Ecco perché per il critico il Sacro Monte meriterebbe maggior respiro: «In passato mi sono battuto contro il progetto del conte Panza delle cappelle in più, visto che è già abbastanza quel che c’è – sostiene Daverio – ma dev’essere valorizzato: quello di cui c’è bisogno è comunicare, conservare e rendere più fruibile il Sacro Monte, possibilmente senza distruggere i luoghi con un parcheggio. Ci vuole una soluzione con garbo ed attenzione».

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