TRADATE «Ci sono più compro oro che panettieri. C’è qualcosa che non funziona». Il sindaco di Tradate Stefano Candiani (Lega Nord) ha illustrato ieri mattina l’ordinanza contingibile ed urgente che vieta l’apertura di nuovi negozi di compravendita di oro sul territorio comunale della sua città. In realtà il provvedimento si limita a sancire un generico «divieto di apertura di nuovi esercizi di compravendita di oro usato, in via temporanea e sino alla approvazione di norme regolamentari».
/>Ed è proprio questo l’aspetto interessante della vicenda. Come era già successo per i sexy shop, ad un divieto iniziale seguirà una normativa dettagliata che sancirà regole precise per l’apertura di questo particolare genere di esercizi commerciali: «A Tradate – spiega il sindaco – come in molti altri centri urbani, si sono insediati nel corso degli ultimi mesi numerose attività di questo tipo, con una concentrazione che in relazione al lasso temporale non trova corrispondente in alcuna altra attività commerciale o artigianale».
Il sindaco punta il dito contro i compro oro, tacciati di essere direttamente collegati alle difficoltà finanziarie delle persone colpite dalla grave crisi economica che stiamo vivendo: «Sostituendosi impropriamente nei fatti, alla funzione dei monte di pietà o del banco dei pegni». Questo senza contare «l’allarmante frequenza con cui la criminalità organizzata sfrutti le attività commerciali di acquisto d’oro e metalli preziosi per mascherare e finanziare le proprie attività criminose».
L’ordinanza di Tradate punta a mettere un freno in una zona d’ombra della normativa italiana, che non prevede una regolamentazione dettagliata del settore: «Le attuali norme – si legge nell’ordinanza targata Tradate – sono inadeguate a tutelare i cittadini dai crescenti rischi di criminalità, che aumentano in proporzione con la diffusione e la concentrazione delle attività “compro oro”».
L’ordinanza presentata ieri mattina fa leva anche sulla situazione sociale allarmante generata dalla crisi economica e finanziaria in atto «tale da rendere necessario intervenire per garantire i cittadini da possibili situazioni di criminalità che prendano vantaggio dalla necessità finanziaria delle famiglie e delle persone, indotta dalla crisi economica».
Il sindaco ha concluso con una considerazione: «Ci sono persone che lavorano in città da 50 anni, con una faccia riconoscibile e credibile. Oggi queste attività nascono anche sulla spinta di commercianti d’oro dell’ultimo minuto, nella migliore delle occasioni è qualcuno che cerca guadagno facile, nella peggiore delle ipotesi un’opportunità in più per la malavita per riciclare proventi di attività illecite». Insomma, un sistema destinato al corto circuito: «Stiamo diventando la periferia di Las Vegas, i Comuni hanno milioni di euro in banca e non possono usarli per pagare i fornitori, che poi sono costretti a vendere i gioielli di famiglia per fare il pieno al furgone. Chiaro che così non possiamo andare avanti».
b.melazzini
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