Trent’anni di maltrattamenti a moglie e figli: udienza drammatica. Bastava un insufficienza in matematica per scatenare pestaggi brutali.
Sul banco dei testimoni la moglie e i tre figli dell’operaio albanese di 55 anni, incensurato e perfettamente integrato, accusato di aver picchiato per anni la sua intera famiglia. Udienza a porte chiuse, a tutela delle vittime, con l’imputata che ha raccontato le intemperanze mostrate martedì con insulti a testimoni e giudici.
«Fatto dovuto al nervosismo del quale il mio assistito si è immediatamente pentito. È pronto a scusarsi», precisa il difensore .
L’imputato è rimasto nella cella di sicurezza interna all’aula in silenzio. Non ha battuto ciglio neanche quando è entrata la moglie.
La donna con voce rotta ha confermato tutte le accuse. «Non ci siamo costituiti parte civile – precisa , che rappresenta le vittime – Una scelta mai messa in discussione. I miei assistiti non vogliono alcun tipo di risarcimento. Non vogliono un euro. Non vogliono niente. Salvo la cosa più i importante: giustizia per quanto subito in silenzio per anni. E verità su quanto accaduto».
Il racconto della moglie dell’imputato è stato straziante: «Non ha potuto trattenere le lacrime – spiega Caso – Lacrime che arrivano da un dolore profondo e dalla paura».
La donna ha ripercorso la sua vita coniugale: da quel 1986 anno in cui si sposò e iniziarono le percosse. La donna ha anche spiegato perché per anni abbia taciuto. Per paura. «In Albania – di e Caso – è ancora costume, purtroppo, punire le donne in modo violento per futilità. La mia assistita ha taciuto per paura. Paura di una cultura che davanti a un tradimento non dico giustifichi l’omicidio ma contempla punizione terribili».
© riproduzione riservata