Pioggia di firme contro i profughi

Domenica di proteste a Lavena Ponte Tresa per dire no all’arrivo nell’ex caserma di 50 rifugiati. Il comitato lancia la petizione, centinaia le adesioni: «Temiamo problemi, il paese non è pronto»

Domenica di azioni dimostrative a Lavena Ponte Tresa per contestare l’arrivo dei profughi nella ex caserma Luigi Moi, previsto tra meno di due settimane. Al presidio organizzato da Forza Nuova nei pressi della ex struttura militare si è aggiunta, a pochi metri, la raccolta firme organizzata da un .
Il filo conduttore della mattinata è stata la preoccupazione. Qualcuno passa e solidarizza con i militanti di Forza Nuova, ne abbraccia la protesta, altri contestano. «Se potessi, li prenderei a casa mia questi profughi, come quel sindaco là» dicono riferendosi all’iniziativa del primo cittadino di Comerio, . Tre ragazzi hanno anche esposto un cartello con scritto «Restiamo Umani».

Oggi però a Lavena Ponte Tresa domina il no ai profughi a queste condizioni: «Non sappiamo nulla su chi arriverà, si parla di 40 o 50 uomini sui trent’anni – dicono alcuni tresiani – abbiamo il diritto di sapere. Caserma e palestra comunale sono divise da una strada. La scuola è a pochi metri e sul retro della ex grande struttura militare ci sono case singole e villette a schiera». «Sarà sicuramente un problema e noi non siamo tranquilli –

ribadisce chi abita a pochi passi dalla Moi – Di giorno ci sono le scuole, mentre la sera questa zona diventa deserta e, da quando il Comune ha tolto alcuni lampioni, anche buia. Siamo in ansia soprattutto perché non sappiamo nulla su chi arriverà».
Un altro problema sul tavolo è la chiusura elvetica e l’inasprimento dei controlli doganali. Fattore boomerang per queste zone, luogo di residenza per migliaia di frontalieri. «Se gli svizzeri inaspriranno i loro controlli? – si chiede un residente, lavoratore a pochi chilometri da Lugano – Se controlleranno anche il traffico della mattina composto da sole macchine di lavoratori? Non oso immaginare alle ripercussioni sul traffico già da bollino rosso. Insomma, Ponte Tresa non è il luogo dove accogliere questi rifugiati».
Davanti al cimitero è stato organizzata dai cittadini una raccolta firme, promotore e rappresentante è
, un residente che accortosi della gravità della situazione si è attivato per mobilitare i tresiani. Tende a precisare la più completa estraneità da ideologie politiche e schieramenti: «La petizione sta riscuotendo un grande successo, il che dimostra quanto questa malaugurata scelta stia incidendo sui pensieri dei tresiani» e mostra i fogli con circa 400 firme raccolte in due ore. Tante altre arriveranno nelle ore successive, vista la distribuzione dei moduli alle persone con difficoltà motorie come gli ospiti del Centro Anziani. Il Comitato ha anche una pagina Facebook, “Forse Ponte Tresa non è il posto giusto” con circa 800 iscritti: «La Moi è vicina a due scuole con 400 bambini, solo questo basterebbe a contestare l’arrivo, in oltre la chiusura che gli Svizzeri stanno facendo lungo il confine è preoccupante per i nostri 65 mila frontalieri – prosegue l’organizzatore – Siamo pronti a ripetere questo concetto in modo civile, di protestare senza slogan e magari ci affiancheremo agli appartenenti di Orizzonte Ideale nella loro futura dimostrazione». È probabilmente prevista per settimana prossima un’iniziativa, forse una fiaccolata, organizzata proprio dall’associazione culturale di centro destra.

Ieri è stata anche la giornata del presidio di Forza Nuova. A parlare è
, responsabile varesino. I militanti di FN hanno esposto uno striscione e pronunciato slogan contro il business dell’accoglienza e la sua imposizione forzata da parte della politica governativa che però trascura chi ha bisogno primario di aiuto: i cittadini italiani. «Abbiamo raccolto il disagio degli abitanti – dichiara il responsabile – L’arrivo dei profughi causerà diverse problematiche, dalla gestione della sicurezza all’inasprimento dei controlli doganali e che si basa anche sullo smantellamento di una struttura per la sicurezza rimessa in sesto per ben altri scopi – prosegue – Ci faremo promotori anche di una petizione che porti alla destinazione delle caserme e proprietà statali in disuso come questa in aiuto degli italiani in difficoltà per i quali sembra non ci siano mai risorse».