In centro Varese ci sono tanti negozi sfitti, ma ci sono anche tanti negozi che aprono. Com’è il bilancio tra aperture o chiusure, positivo o negativo? Lo abbiamo domandato all’assessore al commercio che ha risposto sulla base delle pratiche Suap relative al comune di Varese.
Il primo dato da considerare è che sono più le attività che aprono rispetto a quelle che chiudono. «Nel 2017, fino alla fine di novembre, le attività che hanno aperto nel comune di Varese sono 254 e quelle che hanno chiuso sono 62. Nel 2016, invece, le aperture erano state 232 e le chiusure 124» conferma la Perusin.
«Le aperture in valore assoluto sono cresciute più che proporzionalmente rispetto alle chiusure – continua l’assessore – Inoltre, le pratiche Suap (di apertura, chiusura, trasferimento, etc) sono state complessivamente 913 nel 2016 e 800 nel 2017: cifre che indicano un mercato stabile».
«L’economia complessivamente sta migliorando e i segnali positivi ci sono – commenta Ivana Perusin – Al di là dell’analisi statistica, però, è evidente che il mercato è sottoposto alla fluttuazione. Per esempio, questo autunno molto caldo ha avuto ripercussioni negative per i negozi di abbigliamento che hanno venduto pochi indumenti pesanti. Come Comune dobbiamo continuare a sostenere il commercio e lo faremo con l’imposta di soggiorno che avrà un impatto positivo sulla città, riducendo la Tari per le utenze non domestiche, organizzando eventi».
«Il problema oggi non è aprire le attività, ma riuscire a tenerle aperte con la burocrazia e la tassazione che ci sono – commenta , fiduciario di Ascom Confcommercio Varese – Oggi è impegnativo tenere aperto i negozi per via dei costi (personale, affitto, pubblicità). La tassa sui rifiuti a Varese è il doppio rispetto a Gallarate, una differenza davvero esagerata. Se il presidente degli Stati Uniti Trump riesce a ridurre le tasse, nel nostro piccolo dobbiamo farlo anche a Varese».
«A Varese si nota un incremento di pubblici esercizi (bar e ristoranti), la somministrazione è il settore di punta della nostra città – dice , presidente di Confesercenti Varese – Como, che è più viva dal punto di vista turistico, ha un’offerta di somministrazione inferiore alla nostra. Tanto è vero che i giovani Comaschi venivano spesso nella nostra “piccola Brera”. Oggi le cose stanno cambiando. Ma Varese è sempre stata più avanti da questo punto di vista, tanto che la zona del “food” è stata allargata anche a piazza Giovine Italia e via Donizetti. Adesso il settore sta prendendo piede anche in via Carrobbio, che a seguito di ciò presto potrebbe essere rivalutata dal punto di vista del decoro urbano».