Luca Forte incarna il Varese molto più di qualunque altro giocatore in rosa (a parte i tre senatori e Scapinello) perché è gioventù, forza, talento, radici, speranza, sogno. Ci abbiamo creduto noi, lo abbiamo lanciato noi: nessuno deve permettersi di trascinarci all’ultimo giorno di mercato, abbassare il prezzo e portarcelo via per due briciole e tre noccioline. Magari bisbigliandoli chissà cosa in un orecchio per fargli credere d’essere “sprecato” con la maglia biancorossa: «Se vai a Pescara,
oppure a La Spezia, ti avvicini alla serie A». Fandonie: meglio 15 gol da protagonista a Masnago che fare il panchinaro o il cambio di lusso in qualunque altro posto (se De Luca avesse aspettato un altro anno, probabilmente sarebbe esploso e oggi sarebbe titolare inamovibile in A). Meglio una squadra tutta tua o essere uno dei tanti in un’altra squadra? Meglio la consacrazione, l’amore, la visibilità di un’altra stagione insieme a Bettinelli e ai maestri Neto e Zecchin o un fazzoletto di partita in piazze che non sanno nemmeno chi sei, se non per sentito dire?
Per tutto ciò, e soprattutto per il bene suo e del Varese, Luca Forte andrebbe venduto solo al prezzo giusto (non meno di un milione; oppure mezzo milione lasciandolo qui), senza accettare compromessi al ribasso. Solo i soldi di una sua cessione potrebbero permettere di pagare contributi e stipendi arretrati entro il 15 settembre, evitando altri 2 punti di penalizzazione? Chissenefrega: una percussione e un gol di Forte possono regalartene tre in un colpo solo, e a fine campionato molti più di quanti ne conquisteresti privandoti di lui.
Oppure, immaginandoci una frase alla Bettinelli: «Ci sono 126 punti in palio, vado anche a -5 ma alla fine ne faccio molti di più con Forte di quanti ne farei senza». E poi, a gennaio o giugno, lo vendo al doppio. Sempre di credere nel suo talento, nella sua capacità di crescere, nella sua esplosione: ma bisognerebbe essere pazzi per non farlo. Chi s’è dimenticato di come spaccò in quattro la difesa del Siena? Quella fame, la furia e l’attaccamento riversati sul campo come un piccolo uragano? A Varese Forte va in doppia cifra. A La Spezia o a Pescara, no.
La stessa morale vale per l’intero mercato, condizionato dai buchi nei conti per anni di gestione allegra e fuori dalla realtà (altro che debiti “naturali”: chi ne produce, ha sempre torto). Per arrivare ad autogestirsi con i contributi della Lega e saldare tutti i creditori, la società deve – piaccia o non piaccia – liberarsi di altri contratti pesanti come quelli di Rea, Tremolada e Momenté, sostituendo ognuno dei partenti con giocatori d’affidamento ma dall’ingaggio inferiore, oppure pagato in parte dal club di appartenenza (vedi l’ex 10 della Primavera fiorentina, Capezzi).
Il mercato è bloccato, la missione è improba perché quando gli altri sanno che devi vendere a ogni costo provano a prenderti per la gola all’ultimo giorno, ma – pensando solo alla squadra e al tecnico – diciamo: chissenefrega. Chi adesso è agli ordini del Betti è il migliore giocatore del mondo: questa “religione” ci ha salvato, e ci salverà ancora. Se anche non arrivasse nessuno (un’ala ci vuole, e dev’essere forte, ma solo perché è uscito Di Roberto, che sulla carta è sempre stato molto forte), pazienza: Rea, Tremolada e Momenté non hanno niente da invidiare ai probabili sostituti. Anzi, finché indossano questa maglia, sono i migliori giocatori del mondo. E voi i migliori tifosi. Ma adesso basta: la guerra è alle porte, e noi combattiamo.
Andrea Confalonieri
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