C’è, dalla scorsa domenica, uno splendido presepe allestito nei pressi della stazione a monte della funicolare: è il capolavoro di , il grande artista varesino che dipingeva la poesia nella quotidianità, nei volti belli che popolano le nostre campagne e nelle loro tradizioni.
Mario, come racconta sempre la sua amata Rita che arrivava al suo cuore proprio da Assisi, si prendeva cura dei suoi molteplici lavori realizzati per le varie feste varesine preoccupandosi personalmente del restauro: quando morì, nell’ottobre del 2011, il presepe che gli Amici del Sacro Monte esponevano ogni anno sotto il Mosé rimase orfano come tanti altri suoi lavori e nessuno volle più mettervi mano forse per timore reverenziale verso il Maestro.
Sono passati sei anni da allora: e una donna, la memoria storica di Santa Maria del Monte, decide che è venuto il tempo di riportare in vita la Natività di Alioli. Si chiama e discende dalla più antica famiglia di ristoratori sacromontini: chiesto e ottenuto dagli Amici del Sacro Monte di poter visionare le sagome dei personaggi, si ritrova in una delle cantine del santuario a stimare un lavoro che non sarà facile come a dirsi.
Eppure non sono malridotte: certo, essendo di compensato, mai più ritoccate da anni dopo l’ultima esposizione alle intemperie, alcune sarebbero da restaurare completamente. «La cantina fortunatamente era asciutta e le figure per la maggior parte in buona salute; così ho lasciato tranquille quelle da sistemare, ho ripulito le altre e le ho portate sulla piazzetta del monastero, caricandole su un furgoncino; poi sono arrivata alla funicolare, dove mi attendevano alcuni sacromontini per sistemarle dove avevamo pensato».
Inizialmente si pensa di ricostruire il presepio nel borgo. «Ma temevamo di lasciarlo senza custodia: abbiamo preferito un luogo raccolto, dove fosse al sicuro: davanti all’entrata della funicolare. Chiesti i permessi, domenica ci siamo messi all’opera, cercando la profondità migliore, l’armonia per la nuova collocazione: ci hanno aiutati i bambini del Sacro Monte nel decidere le posizioni, diventando gli attori principali di questo splendido lavoro».
Un presepio tanto bello quanto tenero nelle pose, nelle espressioni, nel raccoglimento intorno al Mistero che si fa Vita: e l’imbrunire gli dona una particolare intensità che commuove. «Quando, per effetto del tramonto, il cielo assume i colori che abbiamo solo noi, quegli aranci, quei gialli, rosa, verdi, azzurri, allora è nel suo massimo splendore: anche i suoi colori cambiano, e fanno emozionare chi lo guarda».
Di Marinella è anche il certosino restauro di quel piccolo gioiello proveniente dall’ormai chiusa cooperativa San Francesco di Albizzate che da una decina d’anni viene allestito sotto al Camponovo: «Disperavo di poter rimettere assieme i pezzi delle troppe figure che si erano rotte l’anno passato a causa di un forte vento, ma con l’aiuto di mio marito ce l’ho fatta: poi l’ho ridipinto cercando di rispettare le sfumature dell’ignoto artista». Questa è Marinella, la poesia di Santa Maria del Monte.