Polanski/ Caso diplomatico per l’arresto in Svizzera del regista


Ginevra, 28 set. (Apcom)
– Si è scatenato un caso diplomatico attorno all’arresto in Svizzera di Roman Polanski per una antica vicenza di violenza sessuale. Gli Stati Uniti avevano progettato con cura l’arresto del cineasta su territorio elvetico dalla settimana scorsa. E ora le autorità statunitensi hanno 40 giorni di tempo per presentare una domanda ufficiale di estradizione contro Polanski, incarcerato sabato sera; era giunto a Zurigo per ritirare un premio alla carriera.

Lo stupro su una minorenne è una macchia che perseguita il regista di origine polacche e a causa della quale il cineasta non mette piede negli Stati Uniti dal 1978. La questione è chiusa con la vittima, la signora Samantha Geimer che ha più volte chiesto l’archiviazione del caso per evitare pubblicità. Ma non è chiusa con la giustizia americana.

E l’arresto del celebrato regista fa scandalo anzi diventa un caso diplomatico. Il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha annunciato che Varsavia e Parigi chiederanno insieme alla collega statunitense Hillary Clinton un intervento “perché gli Stati Uniti chiedano alla Svizzera di liberare Roman Polanski, e perché prenda in considerazione l’ipotesi del ricorso alla grazia da parte del presidente Barack Obama”. Il ministro della Cultura francese, Frederic Mitterand, ha definito “spaventoso” l’arresto.

Lo scrittore inglese Robert Harris, dal cui romanzo “Il Ghostwriter” Polanski sta traendo un film, si è detto “stupefatto” ricordando che il regista circola senza problemi in quasi tutta Europa. La neo direttrice generale dell’Unesco, la bulgara Irina Bokova, ha definito “scioccante” la vicenda anche se ha precisato di “non conoscere i dettagli”: ma si tratta “di una personalità intellettuale nota in tutto il mondo”.

Polanski vive in Francia, paese che lo ha sempre protetto anche in virtù delle norme speciali del suo trattato d’estradizione con gli Stati Uniti. La Svizzera sottolinea che il problema è recente perché Washington ha spiccato un mandato di cattura internazionale solo nel 2005, e che è stato possibile agire – dietro richiesta Usa – perché è la prima volta che il governo sapeva con anticipo della venuta del cineasta su territorio elvetico. Il governo, hanno affermato varie autorità, “non aveva scelta”, e non è una questione politica né c’entrerebbero pressioni da parte americana. Polanski ha spesso visitato la Svizzera, per sciare o per presenziare a festival.

Il cineasta non va mai, invece, né negli Stati Uniti né in Gran Bretagna. Ricevette nel 2002 l’Oscar per “Il Pianista” ma fu Harrison Ford a ritirarlo per lui. Nel 2005 testimoniò in videoconferenza con Londra in una causa contro la rivista Vanity Fair.

Polanski, 76 anni, regista di film celebratissimi come “Rosemary’s baby”, “Chinatown”, “Il pianista” per citarne solo alcuni, nel 1977 a Los Angeles ebbe rapporti sessuali con una ragazzina 13enne, Samantha Geimer. La ragazzina lo accusò di averla drogata con champagne e una pillola di un calmante, un Quaalude, nella casa di Jack Nicholson (l’attore non era presente). Arrestato, Polanski si dichiarò colpevole di rapporti fuori legge con una minorenne e fu mandato in prigione per 42 giorni.

Gli avvocati delle due parti giunsero a un patteggiamento che avrebbe dovuto limitare a quel mese e mezzo la pena carceraria, ma il giudice (che nel frattempo è defunto) cambiò idea e decise di proseguire il caso. Polanski nel 1978 fuggì dagli Stati uniti. Quest’anno, un giudice americano aveva respinto la richiesta del regista di archiviare il caso, perché voleva che Polanski perorasse di persona la propria causa; ma aveva ammesso la presenza di vizi di forma nel processo d’origine.

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