Ginevra, 29 set. (Apcom) – Roman Polanski è di “umore combattivo” e oggi tramite il suo avvocato ha avanzato istanza di scarcerazione dalla prigione di Zurigo dove si trova da sabato sera. Il regista di origine polacca è deciso a lottare per evitare l’estradizione negli Stati Uniti, ha dichiarato il suo avvocato francese Hervé Temime. Il cineasta è anche “stupefatto e scioccato” dall’arresto.
La giustizia svizzera ha fermato Polanski sabato su espressa richiesta della procura di Los Angeles, che vuole obbligare il regista a tornare su territorio statunitense e presenziare al processo per un caso di violenza sessuale su una 13enne che risale a 31 anni fa.
Di fronte al clamore internazionale suscitato dalla vicenda, che ha fruttato proteste, interventi diplomatici e una petizione firmata da grandi nomi del cinema, oggi il ministro svizzero degli Esteri Micheline Calmy-Rey ha tentato di calmare le acque ammettendo che l’arresto “ha mancato di tatto”. In particolare poco appropriata, secondo il ministro, è stata la scelta del momento, mentre Polanski arrivava a Zurigo per ricevere un premio alla carriera al Quinto Festival del film nella città. Tuttavia, ha ribadito Calmy-Rey, dal punto di vista giuridico la Svizzera non aveva scelta. “C’è un trattato di estradizione con gli Stati Uniti”.
Lo stupro sulla minorenne è una macchia che perseguita il regista e a causa della quale Polanski non mette piede negli
Stati Uniti dal 1978: vive in Francia, paese che lo ha sempre protetto, anche in virtù delle norme speciali del suo trattato d’estradizione con gli Stati Uniti. Polanski frequenta spesso la Svizzera e secondo la stampa locale possiede anche uno chalet a Gstaad, la “Via lattea”. Washington ha spiccato un mandato di cattura internazionale solo nel 2005, e la settimana scorsa ha richiesto a Berna di agire sapendo che il regista sarebbe arrivato a Zurigo.
Polanski, 76 anni, regista di film celebratissimi come
“Rosemary’s baby”, “Chinatown”, “Il pianista” per citarne solo
alcuni, nel 1977 a Los Angeles ebbe rapporti sessuali con una
ragazzina 13enne, Samantha Geimer, la quale lo accusò di
averla drogata con champagne e una pillola di un calmante, un
Quaalude. Arrestato, Polanski si dichiarò colpevole di rapporti
fuori legge con una minorenne e fu mandato in prigione per 42
giorni. Gli avvocati delle due parti giunsero a un patteggiamento che avrebbe dovuto limitare a quel mese e mezzo la pena carceraria ma il giudice (che nel frattempo è defunto) cambiò idea e decise di proseguire il caso. Polanski nel 1978 fuggì dagli Stati uniti.
Un giudice di Los Angeles ha recentemente ammesso dei vizi di forma nel processo, ma ha insistito che il regista dovrà essere presente in aula per sostenere la sua versione. La vittima, Samantha Geimer, raggiunse un accordo extragiudiziale con il regista e da parte sua ha più volte dichiarato che vorrebbe seppellire la vicenda, anche perché la pubblicità nuoce alla sua famiglia.
E’ possibile che a Polanski sia offerta la libertà su cauzione, ma la somma sarà probabilmente altissima.
Oltre alla petizione in favore del cineasta – firmata fra gli altri da Fanny Ardant, Monica Bellucci, Woody Allen – proseguono i movimenti diplomatici. Polanski, 76 anni, è anche cittadino francese e il ministro francese della Cultura, Frederic Mitterrand, ha dichiarato oggi che il presidente Nicolas Sarkozy segue la vicenda “con grande attenzione”.
Mitterrand inoltre ha confermato di aver scritto assieme al ministro degli Esteri polacco, Radek Sikorski, al segretario di Stato americano Hillary Clinton.
Polanski ha ricevuto ieri la visita in carcere di diplomatici francesi e polacchi. Il console generale francese Jean-Luc Faure-Tournaire ha detto che il regista “ringrazia tutti coloro che lo sostengono”. L’ambasciatore polacco in Svizzera, Jaroslaw Starzyk, ha detto che Polanski è “in buone condizioni”.
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