Poliziotto investito: un lavoro “invisibile” e tutte le contraddizioni della società italiana

La riflessione di Macchi, quindi, non riguarda solo l'incidente in sé, ma tocca un tema ben più ampio: quello della sicurezza (foto dal web)

ROMA – Quando un poliziotto viene investito durante una operazione, quando un agente rischia la vita per fermare un criminale, il silenzio è spesso l’unica risposta che si riceve. Non ci sono fiaccolate, né manifestazioni di solidarietà, né dibattiti in televisione. È come se la violenza contro un agente delle forze dell’ordine fosse considerata un “rischio professionale”, una conseguenza accettata di chi sceglie di indossare la divisa.

Ma quando accade il contrario, quando sono le forze dell’ordine a compiere un’azione che finisce sotto i riflettori, la condanna popolare arriva immediatamente, molto prima che un giudice si esprima sulla vicenda. È questo il triste scenario descritto da Paolo Macchi, ispettore della Polizia di Stato e segretario del Siulp, il principale sindacato di categoria. Macchi ha commentato così l’incidente avvenuto lunedì sera alle Bustecche, dove un agente è stato travolto da uno spacciatore durante un tentativo di fuga.

Secondo Macchi, le Squadre Mobili e le forze investigative, che operano sotto traccia e senza la visibilità che spesso accompagna le attività delle forze dell’ordine, sono quelle che svolgono un lavoro fondamentale per la sicurezza di ogni città. “La priorità ora è che il collega si rimetta al più presto e possa tornare a svolgere il suo lavoro, che fa con grande professionalità da molti anni”, ha dichiarato. Ma l’episodio offre anche l’occasione per riflettere su come la società tratti le forze dell’ordine e su quanto sia difficile e pericoloso il loro lavoro quotidiano.

Macchi ha messo in luce le contraddizioni e le ingiustizie che caratterizzano il sistema. Da un lato, la criminalità, spesso legata al traffico di droga e ad altri reati, sembra godere di una certa impunità, alimentata anche dalla visibilità e dalla protezione che certi gruppi sembrano godere. Dall’altro, chi prova a fare il proprio mestiere, come le forze dell’ordine, viene continuamente martellato dalla critica pubblica. “L’efferatezza di certi gruppi e la ben nota impunità verso certi reati stanno dimostrando quanto sia facile delinquere in Italia”, ha affermato Macchi. In un contesto in cui, se un poliziotto viene aggredito, non si scende mai in piazza a protestare, mentre nel caso di un errore da parte delle forze dell’ordine, la condanna popolare è immediata e feroce.

La riflessione di Macchi, quindi, non riguarda solo l’incidente in sé, ma tocca un tema ben più ampio: quello della sicurezza, del rispetto per le forze dell’ordine e delle disuguaglianze nel trattamento delle persone che si impegnano ogni giorno per garantire la legge e l’ordine. Un messaggio che invita a una maggiore consapevolezza e a un giusto riconoscimento del lavoro delle forze dell’ordine, spesso invisibile ma fondamentale per la sicurezza di tutti.