Mentre ancora si contano i morti della terribile tragedia del sisma in centro Italia, il Paese si interroga se non debba essere necessario prevedere un’assicurazione obbligatoria contro il rischio terremoto.La risposta del Ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio è stata tuttavia chiara: nessuna assicurazione obbligatoria contro il rischio terremoto. Al massimo un incentivo fiscale, cioè la possibilità di scaricare dalla tasse il costo della polizza.
Un’idea che appare davvero controcorrente o comunque distonica rispetto alla più volte annunciata “sforbiciata” degli sconti fiscali. Si tratterebbe tuttavia di un incentivo senz’altro importante per spingere le famiglie e, di conseguenza, il Paese verso un passo che ad oggi non compie spontaneamente quasi nessuno.
Secondo i dati recentemente diramati da Ance (Associazione dei Costruttori Edili) ed Istat, in Italia il 60% delle abitazioni è antecedente al 1971, di queste 2,1 milioni si trovano in condizioni “pessime o mediocri”. A questo impietoso quadro corrisponde una realtà assicurativa descritta in un recente report da Ania, Associazione delle imprese di assicurazione: in Italia la case coperte su base volontaria da una polizza di questo tipo sono meno dell’1%. Nulla rispetto al Giappone che arriva al 20%, nonostante un livello di prevenzione e di sicurezza degli edifici (spesso studiato addirittura nel nostro Paese) che non ha paragoni con il nostro.
In Giappone, in particolare, l’assicurazione è facoltativa ma il Paese è diviso in quattro zone di rischio e il costo delle polizze viene calmierato dal governo, per evitare che chi vive nelle zone più pericolose debba pagare una cifra insostenibile. E quale la situazione nelle altre realtà estere? L’obbligo esiste in Nuova Zelanda, uno dei Paesi con il rischio sismico più alto del mondo, e in Turchia, dove la terra trema con frequenza minore ma con effetti spesso devastanti.
Anche in California, dove si potrebbe prima o poi scatenare “The big one”, la scossa più devastante della storia, esiste l’obbligo di una polizza assicurativa, seppur solo per le imprese. In Gran Bretagna, Danimarca, Francia o Belgio la polizza è facoltativa e, in Francia, la franchigia è crescente, cioè l’assicurato paga una quota fissa più alta in caso di danni, in quei Comuni che non hanno un efficace piano di prevenzione. In questi Paesi, inoltre, l’estensione anti-terremoto e calamità naturali diventa obbligatoria se si assicura la casa contro altri rischi, come l’incendio o lo scoppio, da coprire se si fa un mutuo.
Secondo Ania in Italia una polizza obbligatoria verrebbe oggi forse percepita come una tassa, come avviene con l’Rc auto. Sempre Ania, ha calcolato il costo medio di una polizza simile: 75 euro l’anno. Con relativa ripartizione geografica: 67 al Nord, 91 al Centro, 72 al Sud. Difficile per la politica fare tale scelta, per l’impopolarità in termini immediati che potrebbe derivarne: ma forse le immagini di questi giorni ne faranno capire le importanti ricadute sul Paese, anche in considerazione del fatto che i costi e i danni dei terremoti vengono comunque pagati oggi da tutti i contribuenti.