Se uno ci pensa bene, l’unica cosa che non torna dopo l’ultima domenica di campionato è la classifica. Varese, in virtù dei calcoli che sottintendono all’avulsa in caso di parità di due o più formazioni, al momento è all’ottavo posto. E non potrebbe esistere posizione più bugiarda e pericolosa per una squadra che non la merita, non è fatta per conquistarla e nemmeno per ambirla.
Certi risultati (il derby dominato, il +30 sulla Dolomiti Energia, la sconfitta di un punto ad Avellino dopo una prestazione offensiva assolutamente insufficiente), se presi come paradigmi assoluti rischiano di rovinare tutto. Rischiano, cioè, di mettere in discussione il “contratto” alla base di questa stagione biancorossa.
A sommi capi ne ricordiamo le clausole: pochi soldi da spendere (frutto di un passato economico-finanziario da sanare e di un presente e di un futuro da affrontare: la società – ricordiamocelo tutti – non sarà mai fuori pericolo in questa contingenza. Semplicemente si è impegnata, da un anno a questa parte, a cercare di spendere meglio le poche finanze che ha a disposizione), scommesse conseguenti nella scelta dei giocatori, salvezza da conquistare con abbondante versamento di lacrime e sangue, promessa di un impegno costante per cercare di colmare il gap di talento con il resto del mondo.
Nessuno, (ripetiamo: nessuno), ha firmato questo “contratto” senza cognizione di causa. Nessuno (ripetiamo: nessuno), quest’estate ha parlato a vanvera quando ha declamato con assoluta onestà la modestia della squadra data in mano ad Attilio Caja.
Ora sono finalmente arrivati i fatti a dimostrare che quelle parole erano vere. Per fortuna. A dimostrare che se un giocatore giocava in Montenegro invece che nella Liga, ci saranno partite in cui bucherà la retina e tante altre in cui il suo amico sarà il ferro. Che se un suo compagno è stato tagliato durante l’unica esperienza avuta nella massima serie italiana e prima di questa estate militava nel Benfica, non è perché non sia forte tecnicamente,
bensì perché ha pesanti lacune nella concentrazione e nell’atteggiamento agonistico. Che se un giocatore è un esordiente in Serie A, nello scotto del passaggio potrà “perdere” anche quelle qualità che nella serie inferiore metteva in mostra. Che se un giocatore costa tre volte in meno di un altro, le motivazioni potranno anche non essere solo tecniche: a costare profumatamente, infatti, è pure l’abitudine a giocare sempre bene, a essere costanti, a non sbagliare le partite. E potremmo andare avanti, quasi all’infinito….
La truppa dell’Artiglio avrebbe potuto dare di più contro Sassari, è vero. Lo abbiamo scritto anche a caldo, lo ha detto l’allenatore, lo dice Ferrero nell’intervista di oggi: senza grinta questa squadra sarà sempre prone a farsi sbranare. La questione dell’impegno, però, è la giustificazione della volpe che non riesce ad arrivare all’uva, è foriera di false speranze. La realtà invece è solo una: questa Varese può vincere ma può anche perdere male.
E ora sotto con Pesaro e Capo d’Orlando: servono due vittorie salvezza per rendere meno gravi tutte le sconfitte che arriveranno. Perché arriveranno, tranquilli.