Varsavia, 20 giu. (Apcom) – I polacchi sono chiamati oggi
a votare per il primo turno delle presidenziali, all’ombra
sempre lunga della catastrofe aerea in cui è morto il capo di
stato Lech Kaczynski, e divisi più che mai tra due visioni del
Paese: quella liberale e filo-europea, e quella conservatrice e
nazional-patriottica di Jaroslaw Kaczynski. Le due ‘nature’ del
Paese si traducono nella sfida tra il candidato del partito
liberale Piattaforma civica (Po) Bronislaw Komorowski e l’altro
di Diritto e Giustizia (PiS), Jaroslaw Kaczynski, il fratello
gemello del defunto presidente. E se prima della tragedia aerea
di Smolensk, lo scorso 10 aprile, i giochi sembravano fatti, con
la vittoria certa di Komorowski, gli ultimi sondaggi lo danno
come favorito al primo turno e vincente al ballottaggio del 4
luglio, ma gli analisti sottolineano come nelle ultime settimane
la distanza tra i due sia andata ridimensionandosi.
Un ultimo rilevamento, realizzato da TNS OBOP, dà Komorowski al 41% delle intenzioni di voto per il primo turno, e Kaczynski al 31%. Un altro sondaggio sempre dell’ultima settimana assegnava invece al candidato liberale un 48% di preferenze e al conservatore il 34%. Al secondo turno l’esponente di Po vincerebbe con il 60% contro il 40%. In realtà i candidati sono 10, ma il meglio piazzato tra i ‘minori’, il social-democratico Grzegorz Napieralski, arriva a malapena al 9% nei sondaggi.
Insomma, in uno scenario sempre meno certo, l’unico punto fermo appare che oggi, ed eventualmente due settimane dopo, la sfida sarà solo a due: Komorowski contro Kaczynski.
“Più che mai, ci sono due visioni dello Stato e addirittura di civilizzazione messe a confronto”, valuta Edmund Wnuk-Lipinski dell’Istituto di studi politici di Varsavia.
I due principali candidati hanno però evitato lo scontro diretto in campagna elettorale. Komorowski un po’ per natura, un po’ perché ricopre la carica di presidente ad interim. Kaczynski perché arriva al voto per rimpiazzare il fratello defunto, a cui era davvero molto legato. Il risultato è stato l’assenza di dibattito, pochi temi concreti e molti riferimenti generici alla “Patria”, la “Famiglia”, la “Polonia”. Ma le divisioni tra i ‘due popoli’ che rappresentano sono diventate più evidenti, esacerbate dalla morte del presidente.
Queste divisioni sono sempre esistite, ma la catastrofe di
Smolensk ha come fatto esplodere le emozioni sino ad oggi
trattenute. “La diga si è rotta”, dice Wnuk-Lipinski, non senza
preoccupazione. “Se dividiamo in due la società con un’ascia, la
Polonia non risulterà più forte, più patriottica, ma solo più
profondamente divisa”, sottolinea.
Orm/Baj
© riproduzione riservata