«Polvere, cuore e gruppo Il mio Varese dov’è finito?»

VARESE Una affezionata alle formazioni da mandare a memoria, quelle di quando c’erano undici titolari e poco altro, rischia di trovarsi un po’ fuori dal mondo. Sarah Maestri – luinese, attrice, personaggio radiofonico e televisivo, madrina del Varese – si prende volentieri questo rischio. E non ha paura a dire che le bandiere non sono roba da poveri ingenui. «Altrimenti – chiede lei – come ti spieghi che ci sono persone che pagano l’abbonamento a rate pur di non rinunciare alla propria squadra?». Mercoledì sera era ospite di Sky in “È Sempre Calciomercato”: ovvio che si parlasse di Varese.

Giulietta in città? Un onore
«Il prossimo sarà Ebagua – spiega lei -. Andrà a finire che Giulietta, il Verona, avrà una squadra di undici Romeo biancorossi. Dopo Rivas, Cacciatore, Carrozza, Albertazzi, Grossi…voglio dire: il balcone di casa Capuleti è a Varese. Per carità: si vede che qui si compra bene. A me piacciono i giocatori simbolo e mi piange il cuore: però, insomma, questi ragazzi il Varese ha saputo scovarli o valorizzarli. È un bel segnale. Anche se Ebagua…».

Una maglia una garanzia
Sarah Maestri fa pure le veci dell’amuleto. L’anno scorso, mister Maran le aveva fatto recapitare un maglietta portafortuna firmata da tutti i giocatori, da indossare rigorosamente ad ogni partita. Il 16 febbraio scorso, Varese-Juve Stabia, in tribuna la maglia non c’è più. «Ho urlato a Montemurro – racconta – che ero senza il portafortuna. Lui mi ha mandato al volo Max il magazziniere con una maglia di Ebagua. Che poi ha segnato deviando un tiro di Odu. La maglietta originaria poi è risaltata fuori in occasione di Varese-Reggina: 3-0, non so se mi spiego».

Cuore di bimbo
Com’è il Varese del presente? «Sono sincera – risponde – e parlo da tifosa: quest’anno manca il gruppo. Abbiamo vinto tante partite, è vero, ma io allo stadio piangevo, perché il mio cuore non si scaldava. Io guardo il calcio col cuore del bambino e rimango colpita dallo spirito di squadra, dall’attaccamento alla maglia, da quelle cose lì. Sono milanista, ma per il Milan di Ibrahimovic, che pure ha vinto uno scudetto,

non ha mai esultato; non ci riuscivo, vedevo una squadra che giocava per un solo giocatore. Io adoravo il Varese di Sannino, che diceva: giocate come se giocaste per strada, sull’asfalto; adoravo il Varese di Maran, che è un signore straordinario, intelligente, di cuore, umile. Magari allenasse il mio Milan… Se la squadra gioca come ha fatto contro il Sassuolo o contro il Livorno quest’anno, io vado a casa felice, anche se perdiamo. Non mi interessa la serie A, vorrei solo vedere un gruppo con la maiuscola».

Domani? Tanta acqua
Ora c’è Agostinelli. «Castori – spiega Maestri – è sicuramente una brava persona e un bravo allenatore: che cosa non abbia funzionato non lo so; forse il problema non era lui. Di certo, non c’era feeling e un club, come un attore, deve mantenere il rapporto con la gente. C’è un nuovo Varese, e non è poco. Vediamo. Domani col Cittadella dico solo che finirà sotto l’acqua; speriamo non siano lacrime».

Luca Ielmini

a.confalonieri

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