C’è un signore in Valle Camonica che non fa il giornalista ma potrebbe scrivere, meglio di tutti, con dettagli e retroscena, un libro dal titolo: «E d’estate Umberto Bossi andava a Ponte di Legno…». «Faccio l’albergatore da soli cinquant’anni , di tempo per lavorare ce ne ho davanti…» sorride con il suo viso pacioso Andrea Bulferetti. E’ il proprietario del famoso “Mirella”, l’hotel che tutta l’Italia della politica guarda da ferragosto in avanti, quando Umberto Bossi arriva e costringe i giornalisti a fare l’alba
per giorni e giorni.
Ma come nasce la storia tra Umberto Bossi e Ponte di Legno? In attesa di leggere il suo libro, Andrea Bulferetti ci regala alcuni ricordi. Parla per la prima volta, non è stato facile perché, da vero camuno, poche parole e tanto lavoro…
La prima notizia: «Umberto è arrivato il Valle Camonica vent’anni fa, ma non a Ponte di Legno. Il suo primo passaggio è a Cevo, un comune di novecento abitanti in Valsavione, a un’ora di macchina da qui. Era il ’91 e fondamentale per noi fu l’incontro con Bruno Caparini, l’imprenditore papà di Davide oggi deputato, che gli offrì ospitalità a quello che voi chiamate “il Castello”».
Lei è stato anche sindaco con una lista civica di moderati, dal ’95 al ’99, dunque già lo conosceva…
Certo, dal Castello all’albergo ci sono poche centinaia di metri e qui da vent’anni dà la linea alla politica italiana. Vuole sapere qual è stata l’emozione più grande? La prima volta che è entrato qui, non avevamo di fronte un politico, ma un rivoluzionario sconosciuto. Ammetto, certe notti sono indimenticabili. Non solo per la curiosità ma anche per qualche preoccupazione, ci diceva sicuro: io vado al governo e cambio l’Italia, vedrai che finisce Roma Ladrona, altrimenti c’è la secessione…
E lei?
Io gli ho sempre ripetuto che l’Italia è uscita unita dopo tante guerre, va bene il federalismo ma bisogna aiutare anche i territori più deboli.
Ma allora non è vero che Ponte di Legno è la culla della Lega?
Guardi, a noi Bossi ha dato tanto. Notorietà, immagine, visibilità e la Regione ha investito molto, però noi siamo un paese aperto a tutti. Pensi che qui la Lega è da sempre all’opposizione.
Andrea Bulferetti ha sul suo tavolo i quadretti con le foto di uno dei suoi cinque figli con un Bossi capellone e un Maroni con i baffoni e il ciuffo ribelle…
Ho due momenti impressi nella mia memoria: i giorni del ribaltone e quelli del suo ritorno dopo la malattia. Quando ha fatto cadere Berlusconi, là in quella sala gli dissi, dove c’erano ben tre ministri – Maroni, Gnutti e Pagliarini -: Umberto se non torni ad Arcore non porterai mai a casa il federalismo, starai sempre all’opposizione… Poi, nel 2005, un anno dopo il malore è entrato da quella porta e mi ha detto: “Hai visto che ce l’ho fatta?”.
Senta , ma le faceva davvero “paura” quel “rivoluzionario sconosciuto”?
La domanda vera che ci facevamo era: ma dove ci può portare questo qui? Bossi è stato il primo a capire che stava per cadere tutto, ha anticipato gli umori della gente…
Eppure a Ponte di Legno, la vecchia giunta di centro sinistra arrivò a negargli un comizio…
Ma sì, lo ricordo bene, e al sindaco di centrosinistra che non c’è più Paolo Costa gli dissi: il tendone o il palazzetto sono di tutti, perché negarli alla Lega?.
Umberto Bossi la colpì perché vent’anni fa parlava di secessione, di Roma Ladrona ma voi bresciani siete anche uomini del fare, grandi lavoratori dunque…
E lui ha sempre battuto sulle aziende a conduzione famigliare, sulle piccole fabbriche che trainano tutto il Paese. Ecco perché la Lega ce l’ha fatta…
Alessandro Casarin
s.bartolini
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