Adesso che il discorso salvezza è stato archiviato (non era affatto scontato, anzi: quindi scriviamo un “Grazie Caja” grande così), ci possiamo anche permettere di guardare avanti. Di pensare a discorsi che con il campo c’entrano poco, di fare il punto con quello che sta succedendo sulle teste dei tifosi biancorossi. Perché di cose ne stanno succedendo davvero tante.
Gianfranco Ponti attende. Domani il consorzio si riunirà e deciderà cosa rispondere alla sua offerta: rumors, sensazioni e spifferi (e pure qualcuno pronto a giurare che i consorziati “pesanti” si siano già trovati per discutere sul da farsi) fanno pensare che l’assemblea declinerà la proposta di Ponti. Resta da capire se il “no” del consorzio sarà una porta chiusa in faccia al nuovo investitore, o se resterà aperto uno spiraglio per condurre una trattativa. E da questo punto di vista è
estremamente possibilista lo stesso Ponti, che ieri ha parlato, pur nella volontà di non apparire fino al momento in cui ci sarà chiarezza sul futuro. «Se mi diranno di sì – ci ha detto – sarò ovviamente felicissimo. Se mi diranno di no, farò i miei migliori auguri al consorzio nella sua opera a sostegno della Pallacanestro Varese. Se invece riceverò un “no, ma parliamone” allora sarò pronto ad ascoltare le loro proposte». Insomma, Gianfranco Ponti è aperto a qualsiasi ipotesi: la sensazione è che la parola fine a questa vicenda non verrà messa domani. Di questi tempi non è facile rinunciare a cuor leggero a soldi veri e all’apporto di una persona dalla provata affidabilità e dal curriculum di tutto rispetto. La volontà sarebbe dunque quella di trovare un punto d’incontro, con il bene della Pallacanestro Varese come unico obiettivo da perseguire.
Ponti ha però voluto aggiungere una precisazione, dopo che da più parti sono giunte critiche verso i modi utilizzati nella conduzione della trattativa (la lettera ai giornali, i toni secchi e decisi). «Non volevo assolutamente essere arrogante e se sono apparso così, me ne scuso. Ritengo però sia giusto puntualizzare le modalità con cui è nata la trattativa. Vedendo le cose da fuori, avevo intuito che in seno alla società ci fosse qualche problema. Ho dunque chiamato il sindaco per dirgli una cosa molto semplice: “Se c’è qualche problema, io sono disposto a dare una mano”. Tre settimane dopo un collaboratore di Fontana mi ha cercato per dirmi che il presidente del consorzio mi voleva incontrare. Sono dunque stato convocato alla famosa riunione nell’ufficio del sindaco. Se nessuno mi avesse richiamato, in questi giorni non avremmo parlato di nulla perché io non avrei mai incontrato Castelli».
Precisazione importante, al di là dell’idea che ciascuno si sarà fatto su tutto quello che sta succedendo e sui protagonisti della vicenda. Precisazione condita da una battuta («Non sono certo quello che va a casa di qualcuno portando una bustina di tè, si siede a tavola mangiare e poi pretende di restare a dormire»): come a smentire chi pensa che Ponti voglia arrivare a comandare con i soldi degli altri.
Intanto, in società si lavora. Come anticipato il presidente Coppa ha individuato in Giulio Iozzelli, ora a Pistoia, il suo futuro general manager. Sgonfiata l’ipotesi Sacchetti (difficile pensare che il Meo avrebbe accettato, folle l’idea di far circolare il suo nome tre giorni prima della partita più importante della stagione).
Il nome del futuro allenatore di Varese è ancora da decidere, con Attilio Caja (da confermare senza se e senza ma, specie nell’ipotesi di una squadra con cinque italiani) ancora nel limbo. Sarebbero stati sondati due giovani coach che stanno facendo belle cose in LegaDue. Capitolo giocatori, è presto. Anche se, per quanto ci riguarda, gli unici che vorremmo rivedere anche il prossimo anno sono Eyenga e Jefferson (e a certe cifre Maynor). Solo loro, e basta.