Porto Ceresio, lago beffardo Il Morcote resta in acqua

PORTO CERESIO Se il recupero del battello Paradiso sabato si era rivelato un inferno, non è andata meglio ieri con il Morcote.
Risultato: ora le due motonavi, affondante nel Ceresio in località Cantine in circostanze mai chiarite, si sono posate, quasi una sopra l’altra, all’altezza dell’imbarcadero di Porto Ceresio. Perché anche il tentativo di issare a riva la seconda delle due motonavi inabissatesi nel 1980 non è per ora andato a buon fine. Si è

scontrato, infatti, con gli stessi problemi che sabato avevano spinto gli specialisti della società “Pontili San Giorgio” di Gallarate, che si avvale dell’opera di sommozzatori di Genova, a lasciare a ridosso della riva, ma ancora per buona parte in acqua, il Paradiso. Contro cui ieri è stato adagiato il Morcote.
Troppo pesanti, complice la chiglia piena di detriti e fango, anche per la potentissima autogrù da 500 tonnellate, in grado di sollevare una massa di oltre 50 tonnellate, i due battelli non possono, infatti, essere sollevati completamente. «Il problema – hanno sottolineato i tecnici – è legato al peso del fango accumulatosi all’interno negli ultimi 30 anni. La chiglia dovrebbe pesare infatti 27 tonnellate, per circa 25 metri di lunghezza, ma essendo piana di limo la massa è quasi triplicata». Ma il problema non è solo quello della massa. A cedere anche ieri, infatti, sono stati anche i punti di ancoraggio della struttura della motonave dove erano stati fissati i cavi per il sollevamento.
Come sabato con il Paradiso, infatti, anche quello che rimaneva della cabina del Morcote ha finito per strapparsi non appena si è tentato di farlo avanzare verso riva. Evidentemente i relitti, datati e consumati dalla lunga permanenza in acqua, risultano meno solidi del previsto. Si andrà così avanti, con ogni probabilità, con un nuovo sistema. Cercando letteralmente di tagliare a pezzi le due motonavi anche se, solo nelle prossime ore, sarà chiara la nuova strategia di recupero.
Per ora, infatti sia il Morcote, sia il Paradiso, varati nel 1921 e nel 1923 e passati alla storia per essere i primi a motore di tutto il Ceresio, restano adagiati all’imbarcadero. Dove decine di curiosi seguono da sabato i tentativi del loro recupero. Finanziato, proprio per il risanamento del tratto del bacino e evitare inconvenienti agli altri natanti, da Regione Lombardia che ha stanziato 110mila euro. E dal Comune di Porto Ceresio che contribuisce con circa 10mila euro.

b.melazzini

© riproduzione riservata