Poste, linea dura sulle chiusure Ma i sindaci non si arrendono

Doccia gelata sulle speranze di cittadini e Comuni in vista dei tagli agli sportelli. L’azienda ammette: «Poca flessibilità a modificare il piano». Il 28 febbraio l’incontro

Una doccia gelata sulle speranze di cittadini, Comuni e sindacati, di riuscire a spuntare qualche miglioria e quindi a modificare il piano di razionalizzazione di Poste Italiane e a salvare qualche ufficio postale dalla chiusura o dalla riduzione di orario. , assessore regionale al Bilancio ha partecipato per conto della Lombardia alla Conferenza delle Regioni, che aveva come argomento proprio la riorganizzazione degli uffici postali.
Il piano industriale dell’azienda è stato presentato sia dall’amministratore delegato che dalla presidente . «Hanno rimarcato la necessità di riorganizzare gli uffici postali sui territorio, dismettendo in particolare quelli dei piccoli Comuni» riferisce in una nota Garavaglia, che ha evidenziato la necessità di approfondimenti e di un confronto con Poste per capire nei dettagli i criteri adottati dall’azienda in questo piano.

La domanda più importante rivolta dall’assessore ai vertici di Poste ha riguardato il grado di flessibilità del piano e su quanto margine ci sia per rivederlo, anche perché in Lombardia si prevedono 65 chiusura e 121 riduzioni d’orario. «Mi ha risposto direttamente Caio – afferma Garavaglia – dicendo che c’è poca flessibilità da discutere sul piano industriale; evidentemente non è cambiato nulla e non cambia nulla». I sindaci della provincia di Varese però non vogliono arrendersi ad un piano che sul nostro territorio prevede la chiusura di 7 uffici postali e la riduzione di orario per altri 15.

Per sabato prossimo alle 10 all’Auditorium delle scuole, il sindaco di Brebbia , capofila dell’assemblea dei sindaci, ha convocato tutti i 139 primi cittadini della provincia di Varese, i consiglieri regionali e i parlamentari varesini. «Mi aspetto un’ampia partecipazione – commenta Gioia – perché il momento di smetterla di lamentarsi solo quando i problemi toccano direttamente il proprio Comune; per fare cambiare idea ai vertici di Poste ci vuole una risposta unitaria da parte di tutta la provincia di Varese nel suo complesso perché le singole iniziative pur lodevoli non servono a niente». Bisogna rivendicare il peso politico ed economico del nostro territorio.

«Sabato ci confronteremo ma dovremo prendere delle decisioni perché non c’è più tempo da perdere – prosegue il sindaco brebbiese – mettere in campo iniziative concrete che tutti possano applicare, ad esempio facendo leva sul business di Poste, vista la rilevanza della nostra provincia, superiore a quella di qualche regione; la riunione di sabato è la cartina di tornasole per capire se c’è la volontà di tutti per cambiare le cose, altrimenti non ha senso proseguire nemmeno per l’assemblea dei sindaci».