– Tavoli tra sindaci e tra Comuni e sindacati di categoria, per cercare di limitare il più possibile l’impatto del piano di razionalizzazione disposto da Poste Italiane, il quale prevede, in provincia di Varese, la chiusura di sette uffici postali e la riduzione di orario per altri 15.
Sabato prossimo, era in programma a Brebbia, Comune capofila dell’assemblea dei sindaci, una riunione tra primi cittadini sul tema dell’utilizzo dell’informatica nei servizi comunali, ma è ovvio, vista l’attualità, che si parlerà soprattutto di poste.
Ad avanzare una proposta ai colleghi amministratori è , vicesindaco di Cocquio Trevisago, paese colpito dalla chiusura definitiva dello sportello di Caldana Trevisago.
«Il problema va affrontato su due tavoli – spiega Griffini – uno a livello regionale e per questo sto contattando sia il presidente che l’ex presidente del consiglio regionale e l’altro tra sindaci, per cercare di scongiurare almeno la chiusura degli uffici, che colpirà soprattutto gli anziani che non hanno mezzi propri per recarsi ad altri sportelli».
Prendendo il caso di Cocquio, l’ufficio di Caldana, che lo scorso anno ha subito una riduzione d’orario, salvandosi in extremis dalla chiusura, dista circa quattro chilometri da quello di Sant’Andrea. «Purtroppo non c’è un collegamento con i mezzi pubblici – sottolinea il vicesindaco – la chiusura dell’ufficio di Caldana è anche un problema sociale, perché luogo di aggregazione per le persone e gli anziani». Un piccolo gioiello, situato in una sede confortevole e frequentato anche da utenti provenienti da altri paesi vicini;
da qui, la proposta dell’amministrazione cocquiese.
«E’ ora di ribaltare la prospettiva – afferma Griffini – sediamoci attorno ad un tavolo non per pianificare chiusura ma per trovare soluzione utili a mantenere aperti gli uffici postali periferici; la mia proposta è quella che i Comuni vicini tra loro propongano di tenere aperto a rotazione gli sportelli almeno una volta a settimana, in modo che nessun ufficio chiuda definitivamente». Cocquio Trevisago ad esempio potrebbe accordarsi con la vicina Azzio, colpito dal piano con una riduzione d’orario.
«Se i Comuni uniscono le forze – insiste il vicesindaco – possono arrivare a proporre a Poste il pagamento delle utenze degli uffici, che diventerebbero a carico dei Comuni». La volontà di dialogare da parte delle amministrazioni c’è, ma sono pronte anche ritorsioni.
«A quanto so, lo sportello di Caldana è sì periferico ma ha parecchi clienti – conclude Griffini – i Comuni potrebbero invitare i propri concittadini a disdire i servizi aperti con Poste, partendo dal conto corrente; spero che la dirigenza ci ascolti, perché siamo stufi di decisioni calate dall’alto che non tengono minimamente conto della realtà locale».