E adesso, un po’ di normalità. Leviamoci quella sensazione – che un filo ci faceva piacere, dai – di avere addosso tutti gli occhi del mondo, scordiamoci cosa si provava ogni volta che si andava al palazzetto sapendo che comunque sarebbe successo qualcosa. Un po’ di normalità, e forse era davvero quello che serviva: una salvezza normale, un allenatore normale (serio, lavoratore, di poche parole e di tanti fatti). Piaccia o no.
Resta da raccontare una giornata,
quella di ieri, a tratti surreale: cose che, davvero, capitano soltanto a Varese. Le parole sussurrate dal Poz tra un singhiozzo e l’altro, il suo sguardo nascosto da quegli occhialoni a specchio, la bottiglietta d’acqua tormentata e buttata giù per schiarire la voce e riordinare i pensieri. E una conferenza stampa in cui l’allenatore che se ne va è seduto al tavolo di quello che lo sostituisce non l’avevamo mai vista. Così come non avevamo mai visto un ex coach andare al primo allenamento di chi è arrivato al posto suo e guardarselo tutto in disparte, con uno sguardo di nostalgia che metteva quasi tenerezza e struggeva.
Pozzecco ha lasciato per troppo amore, e lo sapevamo già che la sua storia sulla panchina di Varese sarebbe stata conditi da estremismi e viaggi da capogiro sulle montagne russe. Tutti ci aspettavamo un epilogo diverso, ma pretendere dal Poz qualcosa di normale è davvero contro natura. E lnon rinneghiamo nulla di quello che abbiamo scritto in questi mesi, nemmeno una parola: si vive per storie come questa, si vive per sogni sfiorati. E se Varese avesse vinto quella partita con Reggio Emilia, ne siamo certi, oggi staremmo raccontando una storia diversa.
È finita, al di là del fatto che il Poz resterà in società e al momento non ci frega nulla del ruolo che andrà a ricoprire. ui era il nostro allenatore, e basta.
È finita, e finiamo con due punzecchiature. La frase «Non ho amato abbastanza i miei giocatori» è una fesseria, Poz: non dovevi amarli, dovevi insegnargli ad amare. E poi: ti sei ricordato di ringraziare tutti quelli che ti hanno accompagnato in questa avventura, ma non hai ringraziato il Cecco. E secondo noi avresti dovuto farlo.