Lissone – Il primo sguardo incrocia una riproduzione di Vermeer, è “La ricamatrice”, e occupa gran parte della parete. È una macchia trafitta ai lati dalle pareti gialle. Sotto, la boiserie a mezza parete e un cassettone inquadrano l’occhio in un piano sequenza di colori omogenei. Anche le foto incorniciate, il candeliere, il candelabro, il piatto decorato, il set da tè rimbalzano la stessa tavolozza, interrotta soltanto dal velluto rubino della poltrona in primo piano, una macchia rossa che strappa il fondale seppiato.
Chi lo abita, quello spazio? Sarà lo spazio di una donna, di un uomo, di un’intera famiglia, giovani o anziani, benestanti oppure no. E un solo, singolo scatto di fotocamera lo descrive quanto e meglio di un romanzo, senza mai dire volto e nome del soggetto: una della radiografie per assenza che Susanna Pozzoli racconta con le fotografie del progetto “On the block”.
Quei sessantasei ritratti per sottrazione del protagonista sono il “private view”, lo sguardo privato, della mostra che sarà inaugurata il 15 ottobre, al Museo di arte contemporanea di Lissone, dove gli scatti realizzati dall’artista nata a Sondrio approdano dopo un lungo viaggio internazionale. Sono stati realizzati ad Harlem, dal 2007 al 2009, durante il soggiorno newyorkese all’interno dell’Harlem studio fellowship di Montrasio arte, la residenza artistica d’oltreoceano della galleria monzese. Dove Susanna Pozzoli ha vissuto e ha incontrato, uomini e donne, famiglie intere, entrando a poco a poco nella loro vita fino a convincerli di lasciarla lì, in un ambiente definitivo della loro realtà più intima – perché dentro è sé, fuori è tutto il resto, dentro è individuo, fuori è relazione.
La radici stesse di un’esistenza, congelate sulla pellicola da un’artista spiritualmente e ostinatamente apolide (ha vissuto a New York e a Parigi, a Seoul e a Bergamo, a Sondrio, a Monza, a Milano) che dimostra nel suo lavoro l’ansia di raccontare l’identità più territoriale e topografica. E che, da apolide irriducibile, è continuamente alla ricerca delle tracce dell’uomo e della sua appartenenza spaziale: per questo è interessata soprattutto alla fragilità di quell’appartenenza, come quella erosa dalla gentrification, ovvero l’allontanamento di uno specifico ambito sociale da parte della speculazione immobiliare. Quello che succede in tutto il mondo: un quartiere diventato improvvisamente di moda che viene sequestrato dai capitali e innesca, inesorabilmente, la frantumazione e la diaspora di un gruppo sociale definito. Con le sue abitudini, il suo vocabolario, il suo micromito, un testo e un contesto che esplodono sotto la spinta del titano economico per essere sostituiti da altri.
“On the block – Harlem private view”, è soprattutto questo: archeologia del presente, l’affresco istantaneo di un quartiere (il block, appunto) ad Harlem, New York, tra il 2007 e il 2009: potrebbe già essere scomparso, quelle stanze, quegli oggetti, quelle scarpe e quei cappelli potrebbero ormai essere stati digeriti dalla storia e definitivamente consegnati agli archivi della memoria dei sopravvissuti. Ma intanto, nelle fotografie di Susanna Pozzoli, sono diventati storia. La mostra apre sabato 15 ottobre, alle 18, al Museo di arte contemporanea (viale Padania 6, Lissone) Sarà poi aperta fino al 13 novembre da martedì a domenica (tutti i giorni dalle 15 alle 19, il giovedì fino alle 23, sabato e festivi 10-12 e 15-19) a ingresso libero. La mostra è stata curata da Daniele Astrologo Abadal.
Massimiliano Rossin
m.rossin
© riproduzione riservata