– Jihadista in contatto con i reclutatori di foreign fighter: si muoveva tra Gallarate, Sesto Calende e il Verbano. L’uomo, marocchino di 50 anni, è stato fermato a Milano ed espulso immediatamente con provvedimento diretto del ministero dell’interno. Un reclutatore che predicava l’odio e la jihad che nel Varesotto ha vissuto come un fantasma.
Nessuna famiglia, il marocchino non aveva né moglie né figli, e continui cambi di residenza e lavoro. Il cinquantenne era arrivato in Italia una decina di anni fa. La sua “conversione” all’integralismo violento e militante daterebbe in tempi più recenti, però. Nell’arco di un decennio lo jihadista varesotto ha cambiato più residenze vivendo tra Gallarate, città dove si sarebbe fermato più a lungo, Sesto Calende e il Verbano e bazzicando anche Busto Arsizio.
Non ha mai frequentato il centro culturale islamico di via Giusti a Varese,
né ha mai frequentato la comunità islamica gallaratese. La moschea alla quale faceva riferimento è la già monitorata moschea milanese di viale Jenner, più volte al centro di indagini e controlli da parte di servizi segreti e forze di polizia in merito a inchieste condotte nell’ambito dell’anti terrorismo. A Milano il marocchino andava per ascoltare, non per predicare. Al contrario frequentava, predicandovi, numerose moschee dell’Altomilanese (l’uomo frequentava anche Legnano, città al confine con Busto Arsizio). Lo jihadista si muoveva a cavallo tra due province: quella varesina e quella milanese. Si manteneva facendo piccoli lavoretti.
Così come per l’abitazione, l’uomo cambiava molto spesso anche lavoro. Sono stati i carabinieri del comando provinciale di Varese a rendersi conto che qualcosa nella presenza e nelle frequentazioni del marocchino non andava. Che era, insomma, un personaggio ambiguo e sospetto. E da Varese è scattata la segnalazione ai Ros di Roma. Il marocchino è stato quindi seguito dai carabinieri dei Ros e osservato durante la sua predicazione.
È certo che svolgesse attività di propaganda finalizzata al proselitismo di quell’islam fanatico e pericoloso vocato alle azioni violente. Molto rapidamente, quindi, è stato fermato e espulso. Il marocchino avrebbe utilizzato anche la rete per mantenere contatti con altri reclutatori jihadisti e i social network per diffondere il proprio messaggio.
La vicenda conferma quanto sostenuto dal senatore leghista : «Chi crede che Varese sia impermeabile a infiltrazioni jihadiste sbaglia», che oggi, dopo l’espulsione rilancia: «Riflettiamo sul concetto di ius soli. Oggi c’è una parte politica che minimizza il pericolo costituito da questi fenomeni. C’è troppa leggerezza». , portavoce della comunità islamica di Varese, invece propone un ingresso con tessere nominali nelle moschee in modo che possano essere controllati tutti i frequentatori di questi centri religiosi. «Noi siamo assolutamente pronti alla collaborazione» ha detto Baroudi.