La scelta insolita di una dirigente scolastica di portare regolarmente il suo pitbull a scuola, senza museruola e sempre al guinzaglio, ha scatenato una controversia all’interno della comunità scolastica. La vicenda, segnalata da La Repubblica, ha attirato l’attenzione delle forze dell’ordine, sebbene non siano stati individuati elementi di reato.
La pratica è diventata oggetto di preoccupazione da parte del personale, che ha presentato una denuncia dettagliata corredata da fotografie, evidenziando l’animale presente nei corridoi e nelle aule dell’istituto, persino durante riunioni collegiali. La dirigente sostiene che questa abitudine è dovuta all’assenza temporanea della dog sitter a causa di una positività al Covid, ma il personale esprime dubbi sulla validità di questa spiegazione.
La lettera di denuncia esprime una “profonda preoccupazione” per le possibili conseguenze imprevedibili del comportamento del pitbull e solleva questioni di sicurezza per studenti, personale e docenti. Sebbene la dirigente affermi che il cane sia tenuto nella presidenza, chiuso, con un avviso di bussare prima di entrare, il personale ha chiesto un intervento ufficiale per valutare i “gravi comportamenti” segnalati.
Dal punto di vista normativo, non esistono regolamenti specifici che vietino l’ingresso degli animali nelle scuole, ma le disposizioni generali richiedono l’uso del guinzaglio e della museruola nei luoghi pubblici per garantire la sicurezza delle persone. La preside, in risposta alle critiche, si dichiara “amareggiata e colpita”, affermando che il cane è nella presidenza e che il preside può avere qualsiasi ospite nel suo ufficio.
La controversia solleva il dibattito sulla coesistenza tra animali e comunità scolastiche, con richieste di interventi ufficiali per garantire la sicurezza e il benessere di tutti gli attori coinvolti.