Tre primavere pazzesche abbiamo vissuto, e questa finora è stata la più amara. Solo l’esito di questa domenica può spostare l’ago della bilancia delle finalissime. Due anni fa la terra tremava, ma nessun tigrotto si risparmiò: eppure fu retrocessione; l’ingiustizia fu raddrizzata col ripescaggio. L’anno scorso il cielo della B si era chinato a sbirciarci, salvo ritrarsi beffardo all’ultimo minuto.
Quest’anno abbiamo viaggiato in una lunga, estenuante agonia. Ma possiamo ancora salvarci. Possiamo perché il destino è
strano, perché ci saranno tra di voi – tigrotti – quelli che cercheranno di ribellarsi alla maledizione dei gialloblù (come dominavano tristemente quei colori nel 2008 allo Speroni, voi non lo sapete, però noi non dimenticheremo neanche un istante di quella maledetta partita). Quelli che di fronte al ghigno dei giocatori del Pergocrema e della loro città, vorranno e sapranno mostrare i denti per strappare le pagine del destino e riscriverle da capo. Perché queste ultime non sono complete, ragazzi, nonostante la penna si sia già ampiamente riscaldata. L’inchiostro scorrerà in una direzione o in un’altra se voi lo vorrete.
Di certezze, in questo momento non ne esistono. Anzi, ci sbagliamo: una è stampata con maggiore evidenza di ogni altra. Busto e la Valle saranno lì, a testa alta. I tifosi hanno sperato, poi sofferto, e quando hanno contestato i giocatori l’hanno fatto per devozione a quella maglia magica, irresistibile. Anche oggi risponderanno all’appello. Molti fisicamente, altri per tante ragioni seguiranno la partita da casa o rimarranno appiccicati alla radio.
Partiamo in silenzio. Tigrotti, che cosa possiamo dirvi ancora dopo tutti gli appelli di quest’anno? Voi potete ribaltare la sorte, è nelle vostre mani. Oggi dobbiamo ripartire da zero e concentrarci su quest’unica giornata, essere una sola squadra fino in fondo, noi e voi. Noi vi seguiremo, noi vi sproneremo, correremmo con voi se potessimo. Ma siete voi che scriverete il finale di questo capitolo.
A noi tocca un ruolo differente, e forse non meno importante: tenere la testa alta, sempre. Ed è quello che accadrà, a prescindere da quello che verrà decretato con il fischio finale. Ecco, noi siamo Busto, siamo la Valle, siamo la Pro. Nel nostro sguardo leggerete sempre l’orgoglio di ciò che siamo.
Marilena Lualdi
sull’edizione di oggi due pagine speciali sulla finalissima della Pro Patria
m.lualdi
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