La Pro Patria può salvarsi a patto, però, che alle spalle ci sia una società che l’aiuti e le dia certezze. È il pensiero di Giovanni Cusatis che sabato scorso era allo Speroni per assistere alla partita dei tigrotti contro il Pavia. È l’analisi di chi si è seduto su quella panchina in una stagione cominciata con le difficoltà all’apogeo e conclusasi con il maggior numero punti(settantuno) conquistati sul campo purtroppo sterilizzati dagli undici di penalizzazione e dal “biscotto” fra Entella e Rimini che hanno impedito alla Pro di conquistare dei trionfali playoff.
Vede positivo Cusatis. «La Pro mi è piaciuta in particolare nel primo tempo e non mi è sembrata una squadra che possa stare in fondo alla classifica. Ha un potenziale davanti di qualità e non so quale altra squadra che gioca per la salvezza possa disporre ed avere un attacco con gente come Serafini, Candido, Baclet e D’Errico, vuol dire garantirsi dei gol in ogni partita. Non conosco le altre squadre del girone, ma stando ai nomi,
la Pro ha i numeri per venirne fuori. Mi dicono che D’Errico è un po’ particolare nel carattere, ma penso che sia un giocatore sul quale si possa lavorare. L’anno in cui ho allenato la Pro all’inizio Giannone non era facile da gestire poi, con pazienza ed anche con qualche scossone, Gianno ha fatto un girone di ritorno stratosferico e tutti a Busto si ricordano i suoi gol anche determinanti per vincere certe partite».
Purtroppo è dalla cintola in giù che la Pro mostra le sue piaghe, «ma penso che si possano guarire con un paio di innesti fra centrocampo e difesa. Vedrei bene un centrocampista accanto a Calzi ed un difensore centrale vicino a Botturi. So che in rosa c’è un giocatore come Lamorte che conosco e mi sembra che possa sostenere la categoria. I motivi per cui non gioca non li so e non li voglio sapere. Devo anche dire che mi è piaciuto l’atteggiamento della squadra: non dimentichiamo che in nove la Pro è andata vicino al Pavia una squadra, invece, che non mi ha impressionato. Se questa è una squadra che deve vincere il campionato, mi pare che manchi di equilibrio e, ripeto, se Matteo(Serafini) arriva con mezza frazione di secondo di anticipo fa il pareggio e sarebbe stato meritato».
Innesti di qualità in campo, ma prima di tutto una dirigenza che faccia da riferimento alle spalle, per l’ex vice allenatore del Catania. Ed è facile per Cusatis andare all’autunno del 2011 quando «cominciammo male la stagione con quattro punti nelle prime sette partite, tredici punti di penalizzazione diventati poi undici e tutte le critiche ci piovevano addosso e ci facevano molto male».
Cusatis ricorda bene: «Creammo una corazza attorno allo spogliatoio ed in questo ci aiutò la società che fece da scudo. Sapere di avere alle spalle qualcuno che sa trasmetterti tranquillità e serenità fu determinante. Questo ci ha aiutato ad avere più consapevolezza nei nostri mezzi ed il merito va anche ad una gruppo di ragazzi intelligenti. Poi i risultati sono cominciati ad arrivare e questo ha contribuito tantissimo ad aumentare l’autostima e l’entusiasmo. Non faccio nomi di giocatori – rivela Cusatis – ma ho visto piangere dei ragazzi negli spogliatoi ed erano giovani. A loro dicevo di resistere, anche di fronte a critiche ingiuste, che quello era il calcio e se avessero voluto fare quel mestiere dovevano essere forti dentro. Non è casuale – conclude l’ex mister tigrotto – che poi sia venuto fuori una campionato straordinario. Ma siamo cresciuti perché era fondamentale sapere che avevamo il sostegno di una società».
Quello che ci vorrebbe per questa Pro Patria sballottata di qua e di là. Nessuno pretende Messi o Ronaldo, ma solo un pizzico di serenità per tentare l’impresa. E questa la può dare solo Vavassori. Ed il patron non può defilarsi.