Tre tie break (due vinti e uno perso) e una sconfitta in casa per 0-3, per un totale di 5 punti: forse neanche i più pessimisti avrebbero potuto aspettarsi un bottino così magro dall’avvio di campionato dell’Unendo Yamamay.
Che una squadra uscita – per unanime giudizio – notevolmente rafforzata dal mercato estivo (in primis grazie ai colpacci Diouf e Havelkova) non abbia ancora portato a casa una vittoria da tre punti, è un dato che non può non sorprendere.
Obiezione ovvia: siamo solo all’inizio, la stagione è lunghissima e il tempo per sistemare le cose non manca. Vero. Ma intanto la capolista Novara è già distante sei lunghezze (a +5 c’è pure la Foppa orfana di Diouf). E in classifica ci sono sei squadre davanti alle farfalle. Troppe. È tempo di cambiare marcia.
Le farfalle non sono ancora riuscite a condurre una partita dall’inizio alla fine. Escluso il match con Novara (dominato dalle piemontesi) in ogni gara la squadra di Parisi ha alternato sprazzi di discreta pallavolo a momenti di buio totale. Fa specie che questo sia successo non solo su un campo ostico come il Palaverde (che comunque mercoledì è stato violato in tre set da Bergamo), ma anche contro avversari sulla carta abbordabili come Scandicci e Montichiari.
Farsi trascinare al tie break dalle fiorentine di Bellano (dopo aver condotto per due set a zero, e aver gettato alle ortiche due match ball nel quarto set) e dalle bresciane di Barbieri (altro rimpianto: al PalaGeorge Busto conduceva 2-1) è il segnale di una squadra che non ha ancora acquisito la capacità di mandare al tappeto l’avversario barcollante e chiudere il discorso. Questione, a nostro avviso, più di testa che di gambe.
A proposito di testa.
Nelle ultime due gare le farfalle non hanno letteralmente giocato il primo set. 12-25 con Novara, addirittura 10-25 a Montichiari.
Un approccio così blando è francamente incomprensibile. Anche perché spesso il primo set dà un indirizzo alla partita. Regalarlo senza opporre resistenza significa infondere subito negli avversari una corposa dose di entusiasmo e fiducia. E non sempre poi si riesce a invertire la rotta.Tanto più in un momento come questo, in cui i meccanismi di gioco non sono ancora ben collaudati.
Il dato che inquieta maggiormente è quello che riguarda i muri: fatti e subiti. Con Novara le farfalle hanno stampato un solo muro, contro i 12 delle azzurre. A Montichiari, a fronte di 6 muri all’attivo, ne sono stati subiti ben 22, sintomo di una larga prevedibilità nelle giocate d’attacco. È evidente che serva più fantasia nelle scelte e nelle soluzioni offensive, per non dare alle avversarie punti di riferimento certi.
Ultima, rapida notazione: esclusa Degradi, finora è stato anche piuttosto ridotto l’apporto della panchina: vuoi per problemi di condizione, vuoi per mera scelta tecnica, Parisi ha utilizzato con il contagocce le varie Camera, Perry, Rania, la stessa Pisani. Vedremo se col passare del tempo il coach pescherà con più frequenza da una panchina che a bocce ferme veniva definita “profonda”, ma che finora non si è rivelata tale.
Domenica al PalaYamamay arriva Urbino, ancora a 0 punti dopo le prime quattro giornate (e un solo set vinto). Una partita che per le farfalle deve necessariamente essere quella della ripartenza. Perché, al netto degli acciacchi fisici, con un roster di questa caratura bisogna cominciare a vincere con continuità.