Processo Aspem Reti: il pm chiede 4 anni e mezzo per Ciro Calemme, attesa per la sentenza

Peculato, politica e relazioni economiche al centro del dibattimento su lavori pubblici e presunti illeciti: richieste di condanna per l'ex amministratore unico Ciro Calemme e l'imprenditore Matteo Sciretta, assoluzione per il direttore dei lavori Giacomo Battiston. La sentenza è attesa per marzo.

Entra nella fase finale il processo Aspem Reti, che vede imputate tre persone: Ciro Calemme, ex amministratore unico di Aspem Reti ai tempi dei fatti contestati, Matteo Sciretta, titolare della ditta esecutrice dei lavori alla Schiranna di Varese, e Giacomo Battiston, direttore dei lavori.

Le accuse originarie, che includevano reati come “abuso d’ufficio”, “truffa”, “turbativa della libertà degli incanti” e “falsità ideologica in atto pubblico”, sono state in parte riqualificate, con i reati di abuso d’ufficio e truffa modificati in peculato.

Le richieste del PM

Il pubblico ministero Lorenzo Dalla Palma ha chiesto condanne per peculato: 4 anni e 6 mesi per Ciro Calemme e 2 anni e 8 mesi per Matteo Sciretta. Per il responsabile dei lavori, Giacomo Battiston, è stata invece richiesta l’assoluzione. Il PM ha inoltre chiesto l’assoluzione per altri capi di imputazione, ritenendo che “il fatto non costituisce reato” o che “non si debba procedere”.

Le richieste delle parti civili

Aspem Reti, rappresentata dall’avvocato Carlo Tremolada, ha chiesto risarcimenti provvisionali per 65.000 euro. Il Comune di Varese, tramite l’avvocato Marco Lacchin, ha richiesto 300.000 euro per danni morali e di immagine, sottolineando l’impatto mediatico della vicenda e le relazioni politiche tra l’amministratore della società e l’imprenditore coinvolto.

Un processo tra affari e politica

Il procedimento ha messo in luce non solo le questioni tecniche legate ai lavori eseguiti, ma anche le relazioni tra politica e potere economico. In aula hanno deposto figure di rilievo come Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia ed ex sindaco di Varese, e Nino Caianiello, ex leader di Forza Italia, che ha affrontato interrogatori sulle connessioni tra politica e affari.

Le difese prenderanno la parola a febbraio, in un’udienza che si preannuncia decisiva. La sentenza è attesa per i primi di marzo.