Realizzare un impianto di produzione di bioenergia e avviare un laboratorio di ricerca e sviluppo biotecnologico. Inizialmente per sviluppare e migliorare il processo produttivo, e farne poi un trampolino di lancio per nuovi prodotti biotecnologici, composti chimici ad alto valore aggiunto.è di Samarate, ha 33 anni e un dottorato di ricerca in . Durante l’ultimo anno gli è venuta questa idea della bioraffineria, lavorando per un progetto europeo di produzione di biocarburanti. Un’intuizione che sta diventando business,
grazie all’aiuto dello Iec, l’Istituto per l’imprenditorialità e la competitività della. Lì stanno dando una mano a Stefano per trasformare le sue competenze in una vera start up.
«Il mio progetto – racconta – si basa sul portare le biotecnologie nella nostra provincia, e produrre energia o composti chimici utilizzando scarti biologici come i sottoprodotti delle industrie agroalimentari, liquami fertilizzanti o paglie, senza utilizzare granturco o coltivazioni come accade nel 90% degli impianti presenti in Pianura Padana». La Liuc sta facendo da incubatore di impresa, mostrando a Bertagnoli come cavarsela dal punto di vista manageriale, mentre lui è alla ricerca di contatti con aziende disponibili a fornire le biomasse.
Già molte di queste gli hanno aperto le porte, ora si tratta di “fare un bagno di realtà” e passare dall’idea alla pratica. Nel frattempo si procede alla costituzione della società, con un marchio. «Sempre mantenendo, però, i piedi per terra. Nonostante sia nelle mie intenzioni realizzare un impianto piccolo, non voglio correre il rischio di cattedrali nel deserto: l’investimento di partenza è oneroso, supera il milione e mezzo di euro. Posso però contare sugli incentivi statali per le energie rinnovabili e sui finanziamenti europei. Il prossimo passo è trovare investitori che ci credano».