Profughi e luvinatesi, sfida sul campo. Integrazione in gol con Ramella e Bof jr.

Tutto pronto all’oratorio del paese per la partita natalizia ideata dal sindaco Alessandro Boriani. Si gioca sabato 12 dicembre. Il telecronista Sky: «Magari scopriamo un centravanti per il Varese»

Lo sport, e in particolare il calcio, come veicolo di integrazione, per arrivare dove la politica non può o forse non vuole arrivare.
I dieci migranti africani, tutti ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni, ospiti da qualche settimana a Luvinate sfideranno sul campo di calcio dell’oratorio del piccolo paese alle porte di Varese una selezione di appassionati calciatori locali, capitanati da Nicolò Ramella, giornalista sportivo di Rete 55 e di Sky.

L’appuntamento è per sabato 12 dicembre alle 16.30 all’oratorio di Luvinate; l’idea di organizzare la partita è stata del sindaco Alessandro Boriani.
«Quando sono stato a cena da loro, appena arrivati in paese – racconta il primo cittadino – ho potuto parlare con ciascuno e tutti mi hanno raccontato di essere degli sportivi, e in particolare degli amanti del calcio. Così mi è venuta l’idea di proporre ai tanti appassionati luvinatesi di organizzare una bella partita di pallone».

/>Proposta subito raccolta da Ramella e compagni, tra cui suo fratello Mattia e Marco Bof, figlio del nostro Roberto, che giocano abitualmente vari tornei e si divertono da sempre a tirare calci al pallone.
Uomini prima che calciatori, abituati a giocare per beneficenza e a organizzare d’estate, sempre all’oratorio di Luvinate, un torneo di calcio dedicato a Luca Vicenzi, un amico che non c’è più.
«Abbiamo accolto subito con entusiasmo la proposta del sindaco Boriani – spiega Ramella – L’idea è quella di coinvolgere in questa partita un po’ tutta la nostra comunità, per fare trascorrere ai migranti un pomeriggio speciale con il gioco più bello del mondo. E dopo la partita concludere con un piccolo rinfresco».

Non sono state ancora decise le modalità di svolgimento della gara tra Luvinate da una parte e migranti dall’altra, che sono in totale dieci, ma non è certo questo il problema.
«Vediamo se giocare sette contro sette, oppure dieci contro dieci, così facciamo meno fatica – scherza Ramella – E vedremo se fare squadre miste oppure no. In ogni caso, sarà una festa di sport».
I dieci ragazzi africani ospiti a Luvinate sembrano tutti ben messi fisicamente, ma bisognerà vedere poi come se la cavano con i piedi: le nazionali africane, come dimostrano i risultati degli ultimi campionati del mondo, sono in continua crescita anche sul piano della tecnica.
Il pronostico sul risultato finale della supersfida insomma è tutt’altro che scontato. «Noi siamo pronti, soprattutto a divertirci – chiosa Nicolò – e chissà che tra i dieci migranti non salti fuori il futuro centravanti del Varese, che prenderà il posto di Pià».
Il sindaco Boriani non indosserà però maglietta, pantaloncini e scarpe con i tacchetti: «Non gioco a calcio, ma sarò sicuramente presente per dare il calcio d’inizio» promette il primo cittadino, che crede molto nello sport come veicolo di integrazione e di convivenza.

«L’obiettivo della partita di sabato prossimo non è soltanto quello di coinvolgere chi va in campo, ma di parlare a tutti – sottolinea Boriani – Vale più un incontro di calcio, in cui tutti ci si guarda negli occhi e si gioca insieme, di tanti discorsi teorici sull’integrazione».
Il sindaco è contento di come sta procedendo l’inserimento dei dieci profughi nel tessuto sociale luvinatese: tutto è iniziato con una cena, per proseguire con la partecipazione come volontari alla raccolta della Colletta Alimentare, e ora tocca allo sport e al calcio.
«I migranti sono sempre molto disponibili – conclude il primo cittadino – Non vedono l’ora di giocare questa partita ma sono ovviamente anche pronti a dare una mano in lavori a favore della comunità che li ospita, per esprimere la loro riconoscenza».

Il Comune affiderà ai dieci profughi la sistemazione della nuova staccionata realizzata nell’area del Tinella, inaugurata qualche giorno fa.

Ora non resta che aspettare il fischio d’inizio della partita più importante, quella dell’integrazione.n