«I prefetti non sono in grado di garantire la sicurezza. E quindi quello che dobbiamo fare è chiaro: vanno aboliti».
Matteo Salvini, leader della Lega Nord, torna a Varese e porta avanti la sua battaglia per la difesa della storica culla leghista e per la riconquista del sindaco alle prossime elezioni, in un momento storico in cui il Carroccio, e il centrodestra in generale, non si presenta con un incontrastato vantaggio come è stato negli ultimi vent’anni. Questa volta lo fa presentando il proprio libro, “Secondo Matteo”, insieme al giornalista e direttore del Tg4 Mario Giordano, che a sua volta ha presentato la propria opera, “Profugopoli”. A moderare l’incontro l’avvocato Andrea Mascetti, figura storica dell’autonomismo varesino.
Ed è dalla sala della Camera di Commercio che Salvini lancia la sua “bordata” sulla questione immigrazione. Dando le colpe ai prefetti. «Dovevamo farlo quando eravamo al governo, ma non ci siamo riusciti – ha detto il leader della Lega Nord – ma appena ci torneremo la prima cosa che faremo è abolire i prefetti. Perché la sicurezza sul territorio e la gestione degli immigrati spettano ai sindaci». La sala, strapiena, è scoppiata in un applauso.
Salvini ha proseguito: «I prefetti come giustificano il loro stipendio? La verità è che non servono a niente. E quindi le loro competenze vanno tutte trasferite ai sindaco. Questo è il nostro progetto».
Sull’immigrazione Salvini è poi andato giù pesante, collegandosi anche a Giordano, il quale ha elencato i numerosi casi in cui i prefetti in Italia affidano la gestione dei profughi a cooperative gestite da persone non adeguatamente qualificate. «Vi consiglio di andare a vedere un sito, che ha anche una pagina Facebook. Si chiama Openmigration. Troverete tutti i lati positivi dell’immigrazione, tra i post si sostiene che gli immigrati devono avere come beni di prima necessità
degli smartphone. Come se fosse una priorità per chi fugge da una guerra. Se poi guardate chi sostiene questa fondazione, comparirà il nome di Georges Soros, uno dei più grandi speculatori finanziari del mondo. Quello che, durante la crisi monetaria italiana del ’92, guadagnò miliardi sulla nostra pelle».
In poche parole, l’immigrazione secondo Salvini è un grande business. A livello mondiale. «Il progetto è chiaro. Hanno bisogno di far venire sempre più persone, per avere nuovi schiavi e tenere la popolazione in condizioni economiche sempre più precarie».
Sul voto, dove la Lega si giocherà la supremazia nella propria culla, Salvini è prudente, ma fiducioso.
«A Varese è una bella partita – ha detto – c’è una buona amministrazione uscente, un candidato sindaco eccellente. Renzi ha messo le elezioni in una data complicata, pensando che la gente se ne freghi e vada al mare. Conto che i varesini lo smentiscano e vadano alle urne. Sconfiggendolo al primo turno».
Nel pomeriggio, prima di giungere a Varese, è passato da Brebbia. Dove pochi giorni fa un candidato consigliere della Lega Nord ha subito un atto intimidatorio sotto casa sua, con lo scoppio di un petardo, e una scritta ingiuriosa, nella quale è stato coinvolto anche il candidato sindaco, sempre della Lega. E ovviamente compariva anche il nome di Salvini.
«A Brebbia c’era un clima caldissimo – ha detto Salvini – ma nonostante questo ho trovato una piazza piena: la gente ha preferito scendere in strada anziché andare al lago. E questo è un segnale importante».
E sull’atto intimidatorio non esita a definire gli autori degli «sfigati».
In un passaggio Salvini fa poi un richiamo alla politica nazionale, chiedendo a Berlusconi di prendere posizione: «Prima o poi dovrà dirci se sta con noi o sta con la Merkel». Presentando il proprio libro, ha raccontato di avere prima letto quelli scritti dagli altri politici, Renzi compreso. «La cosa divertente è che leggendo quello che scriveva da sindaco di Firenze, vediamo che si lamentava di tutto ciò che un amministratore non poteva fare a causa del governo. Oggi che è al governo sta facendo l’esatto opposto di quello che chiedeva come sindaco. Ho scritto il mio libro perché voglio che tutti vedano che resterò coerente a quello che dico».