Via dei Mille, in commissione è ancora scontro. «Solo tre su 127 sono veri profughi» sottolinea il leghista Ivo Azzimonti, che invoca i rimpatri. Consegnate le prime 178 firme apposte alla petizione lanciata dal giovane Giacomo Bandini per chiedere al sindaco «azioni concrete» per migliorare la situazione del centro di accoglienza. L’assessore all’inclusione sociale Miriam Arabini: «Condivido l’appello all’accoglienza umanitaria. Ma se si trattasse di rifugiati veri».
Il futuro del centro di accoglienza straordinaria di via dei Mille, gestito dalla Cooperativa Kb nei locali della palazzina dell’ex Cral Enel ormai da quasi due anni e mezzo, continua a far discutere e a dividere la politica cittadina. Stavolta è il consigliere comunale della Lega Nord Ivo Azzimonti a riportare il tema al centro della scena, con una mozione strettamente politica che è un “j’accuse” alla gestione nazionale dell’emergenza: «Il soggiorno di 180 profughi costa ai contribuenti due milioni e mezzo, soldi che andrebbero destinati ai nostri disoccupati e bisognosi – fa sapere Azzimonti – risorse e servizi che attualmente vengono dirottati alla gestione dei “profughi”, che per almeno il 95% sono in realtà clandestini, vadano direttamente ai nostri cittadini bisognosi, e non gravino sulle casse del Comune di Busto Arsizio. Con questo sistema, si stanno finanziando cooperative che sfruttano persone che fuggono non da guerre. Il buonismo alimenta solo lo sfruttamento».
L’esponente del Carroccio pone l’accento soprattutto su un dato: «Su 127 richiedenti asilo che hanno terminato l’iter di valutazione, solo in tre hanno ottenuto lo status di asilo politico. Ancor meno del 3%». Ecco perché Azzimonti invoca i rimpatri: «Massima disponibilità per integrare, ma solo chi ne ha diritto e ha un’esigenza reale. Via invece chi non vuole rispettare le nostre regole e il nostro territorio». Una visione profondamente contestata dall’opposizione. Cinzia Berutti, del Pd,
si dice «basita. Non ho mai visto una pubblicità, “venite, questo è il Paese dei Luganeghiti”. Ma se uno straniero viene in Italia e non scappa da un luogo di guerra, sta semplicemente cercando un avvenire migliore per sé e per i propri figli, come abbiamo fatto noi italiani in tante epoche. Che poi queste persone stanzino in questi centri senza poter lavorare, non dipende da loro. Se ci fosse l’adesione allo Sprar, come chiesto da noi, qualcosa nella gestione del centro di via dei Mille potrebbe cambiare, invece il sindaco non ne vuole sapere». Valentina Verga (Pd) ricorda che «le risorse che vengono dirottate alle cooperative che gestiscono l’accoglienza sono fondi provenienti dall’Unione Europea. È demagogico far passare l’idea che possano essere destinati ad altre esigenze diverse dall’emergenza profughi».
E se Forza Italia annuncia un emendamento che porta a rimandare la discussione della mozione in consiglio comunale, Matteo Tosi di Busto Grande concorda sull’esigenza, espressa nella mozione Azzimonti, di «verifiche» sulla struttura di via dei Mille («quello che abbiamo visto lì dentro non ci è piaciuto») e invoca «un muro con il Prefetto contro nuovi arrivi di profughi, perché la situazione è al limite e va risolta».
L’assessore all’inclusione sociale Miriam Arabini riceve le 178 firme raccolte su change.org dal giovane Giacomo Bandini e ammette: «Sarei d’accordo con molti dei punti della petizione, se si trattasse di veri rifugiati politici. Purtroppo dalla Prefettura non abbiamo ricevuto risposte, anche se ritengo che per il futuro di via dei Mille la scelta più in linea con i principi di questa amministrazione comunale sarebbe quella di affidare la struttura alla Croce Rossa».