– I profughi destinati alla ex caserma della Guardia di Finanza di Ponte Tresa arriveranno tra più di un mese. Fine ottobre è la data, confermata anche settimana scorsa dal prefetto durante l’incontro con l’amministrazione comunale.
Le preoccupazione della cittadinanza non si spengono. Il comitato civico che ha raccolto in meno di due giorni 800 firme per dire “Forse Ponte Tresa non è il posto giusto”, spiega le ragione della petizione e ribadisce le paure in una lettera già inviata proprio al prefetto.
«La notizia della sua intenzione di destinare la caserma Luigi Moi di Lavena Ponte Tresa alla funzione di centro di smistamento migranti – scrive , promotore del comitato –
ha suscitato grande preoccupazione tra la popolazione del nostro paese, frontalieri , istituzioni e stampa svizzera. Il comitato cittadino non ha mai avuto carattere anti-razziale e non si è mai schierato politicamente».
Una protesta civile quella del comitato tresiano, fatta d’iniziative che hanno avuto come preoccupazione principale quella di non creare disagio alla popolazione locale. «Il nostro è un Comune di confine – prosegue Guarneri – Ventimiglia ci insegna che molti dei disperati che arrivano nel nostro Paese, qui, non ci vogliono stare. Il territorio presenta in molti punti un facile passaggio verso la Confederazione, per poi raggiungere il resto dell’Europa. Con l’arrivo dei migranti partirà un tam tam che informerà tutti che qui attraversare il confine è facile».
Il Ticino «alla notizia dell’arrivo dei 50 migranti ha già rinforzato il personale preposto ai controlli doganali che incideranno in peggio sui 65.000 frontalieri che attraversano giornalmente il confine. Tre richiami per ritardo, in Svizzera, equivalgono al licenziamento; e l’incremento dei tempi di attraversamento del confine avrà un impatto devastante sul commercio».
Il rappresentante civico sottolinea ancora la criticità dell’accoglienza in una zona centrale e soprattutto espone un’altra grande preoccupazione sul numero dei profughi: resteranno solo 50? «Con l’intensificarsi dell’emergenza, aumenteranno le necessità di raccolta per lo smistamento – dice Guarneri al prefetto – Basta un piccolo investimento per raggiungere la capienza di 400 posti nella caserma. Non siamo inospitali a Lavena Ponte Tresa, il dritto all’asilo politico per chi ne ha titolo è sacrosanto: siamo sicuri che si possano ospitare profughi anche da noi, distribuendoli però sul territorio e non accentrandoli in un’unica mega struttura».