La voracità di Varese nella serie B del basket rosa, pur ben lontana dall’essere qualcosa di normale, non è tuttavia una novità: nel 2014/2015 furono 11 le vittorie consecutive della banda di coach Lilli Ferri a inizio campionato.
Il 2017/2018 è partito con un cammino (aperto, peraltro…) senza inciampi arrivato “solo” a quota 9, score che vale ovviamente la prima posizione in graduatoria e un margine di due lunghezze sulle seconde che sono Lodi e Mantova.
La differenza con il passato è fondamentalmente una. L’incedere da cannibali è diventato esigenza di vita quest’anno, almeno per una squadra che non vuole smettere di sognare in grande: gli scienziati della politica applicata al basket, infatti, hanno cancellato i playoff (un po’ come vietare l’uso del sugo di pomodoro sulla pastasciutta) dal girone lombardo e quindi in A2 ci andrà solo la regina incoronata dalla stagione regolare.
La SCS Forniture, insomma, si sta semplicemente adeguando all’andazzo, per la gioia, finora contenuta (difettaccio dei grandi allenatori), dell’Ettore Messina della pallacanestro declinata al femminile: «Un errore fatto in questo campionato vale di più – argomenta giustamente Lilli Ferri – L’obiettivo gli anni scorsi era quello di entrare nei playoff e quindi potevi permetterti qualche passo falso lungo il cammino, inciampo che peraltro ci è servito per capirci meglio e arrivare fino alla finale playoff. Con la nuova formula, invece, esiste sola una regola: non commettere errori».
Prove tecniche di immortalità. Si parte dalla corsa e dalla difesa, la prima come conseguenza dell’altra: «Più delle nove vittorie consecutive mi fa piacere sapere che siamo la squadra che ha subito finora meno punti – continua la guida del Branco biancorosso – Essere sul pezzo dietro ci sta permettendo di esprimere un basket frizzante che piace anche al nostro pubblico (quello che riempie il mitico “Pala Branco” dell’Isis Keynes di Gazzada: andateci una volta, fidatevi, giusto per respirare l’atmosfera di una pallacanestro vera, calorosa e familiare ndr) ed è appagante anche per noi».
Prove tecniche di immortalità, parte seconda: reagire alle difficoltà. L’anno scorso Milano Basket Stars, cugina di tante battaglie d’alta classifica, fermò Varese dopo 6 successi in fila. Quest’anno, al termine di un match pieno di insidie e con un -11 pronti via sul groppone, il risultato è stato l’opposto: «La soddisfazione? È vedere le mie giocatrici ripetersi da sole “Non dobbiamo mollare fino al 40’”. Il mio Branco si muove coeso e con energia: il basket che vogliamo fare non si può fare se tutti non mettono in campo tutto quello che hanno, anche quelli che il parquet lo vedono poco ma che sono fondamentali negli allenamenti. Perchè se non è vero che in una squadra tutti i giocatori sono uguali, lo è che tutti sono importanti».
Prove tecniche di immortalità, anche se… «Ci fosse la possibilità di ripensare alla formula del campionato io ci ripenserei anche ora: il basket perde interesse senza i playoff». Detto dall’allenatrice della formazione al momento prima in classifica, ti fa capire che ad essere immortale a volte è solo la passione di certe persone. Politica del basket, sali sullo scuolabus e impara.