Mentre le imprese sono sempre più digitali e orientate verso quella che ormai è comunemente chiamata l’Industria 4.0, lo stesso non possiamo proprio dire della Pubblica Amministrazione italiana. Con la quale purtroppo le imprese devono avere a che fare tutti i giorni.
E, secondo un’analisi di Confartigianato «la bassa crescita dell’Italia è determinata da un ampio set di concause, tra cui il basso profilo della produttività, influenzato da fattori di contesto tra cui assume una specifica rilevanza il tempo necessario per svolgere le procedure burocratiche». Che già portano via un sacco di tempo, in più sono lente per colpa di tutta la carta ancora necessaria quando basterebbe migliorare i servizi online. Pensiamo che assurdità: il tempo necessario per pagare le tasse per una impresa in Italia è superiore del 46,9% alla media dei paesi avanzati. Nel nostro Paese c’è un’assoluta scarsità di offerta di servizi pubblici fruibili online «che assorbe tempo degli occupati distraendoli da attività produttive, che creano valore aggiunto» sottolinea Confartigianato.
E sono proprio i numeri a dimostrare il ritardo digitale della pubblica amministrazione nel nostro Paese che ci mette in una posizione di svantaggio a livello dei nostri principali competitor europei. La quota di occupati che hanno usato internet per interagire con le Pubbliche autorità spedendo moduli compilati – che è l’attività a più alta integrazione, con la maggiore complessità tecnologica e che riduce lunghi temi e code agli sportelli – in Italia è pari al 15,6%,
valore più che dimezzato rispetto al 34,7% della media dell’Unione Europea e che colloca il nostro Paese al 26esino posto tra i 28 Paesi dell’Unione europea, davanti solo a Bulgaria e Romania. Scendendo nel dettaglio la quota di occupati che interagisce con la PA è del 58,2% in Francia, del 41,5% in Spagna, del 40,2% nel Regno Unito e del 20,8% in Germania. Il divario con l’Unione europea è quasi raddoppiato in otto anni, passando dagli 11,2 punti nel 2008 ai 19,1 punti del 2016. Se ipotizziamo che per ciascun occupato vi possa essere un risparmio di 4 ore al mese nell’interazione digitale con la pubblica amministrazione, considerato che per ogni ora lavorata mediamente si producono 35,2 euro di valore aggiunto, il minore utilizzo per i lavoratori italiani del canale digitale rispetto alla media UE vale 8.027 milioni di valore aggiunto, circa mezzo punto di PIL.
E un vistoso ritardo digitale è registrato anche per le Amministrazioni locali, deputate ad offrire importanti servizi soprattutto negli ambiti della salute e del sociale. Solo il 12% delle Amministrazioni locali offre servizi ad alto grado in interazione digitale; 3,1% dei servizi dei comuni gestiti completamente online.