La scuola è importante, è un luogo di crescita e formazione, per questo “La Provincia di Varese” ha promosso qualche tempo fa un’iniziativa chiamata “Vota la scuola”, pensata proprio per offrire ai bambini un’esperienza unica di apprendimento creativo. Ad aggiudicarsi il primo premio è stata la primaria M. Quaglia di Besozzo, che ieri mattina ha potuto “ritirare” il premio. Insegnanti e bambini, 14 alunni della quarta elementare, sono infatti stati a lezione di “Scratch” nella sede della Elmec Informatica di Brunello.
Ma di che si tratta? “Scratch” è un programma per insegnare il linguaggio dell’informatica ai più piccoli. Grazie a questo strumento, che maschera lo studio sotto forma di gioco, i piccoli hanno potuto familiarizzare con il coding. È stato appunto chiesto loro di ingegnarsi, non nell’utilizzare un videogioco… ma nel crearlo! Con l’aiuto di Giuseppe, sapiente guida Elmec, i bambini hanno realizzato un semplice e simpatico videogioco, ma soprattutto hanno avuto modo di applicarsi in matematica, sviluppando nel contempo le loro capacità logiche e creative. Imparare il linguaggio della programmazione in così tenera età non è altro che un modo per esprimere la propria fantasia e apprendere abilità fondamentali a livello di ragionamento logico e di pensiero creativo. Elmec lo ha compreso già da tempo, e per questo i primi a giocare con Scratch sono stati i figli dei dipendenti dell’azienda informatica.
“Scratch” è molto semplice da usare, anche a casa. Basta avere a disposizione un computer e una connessione ad internet per raggiungere la piattaforma, che è totalmente gratuita e aperta a tutti.
I bambini si sono divertiti moltissimo e del resto appartengono alla cosiddetta generazione dei nativi digitali, mangiano pane e informatica sin dalla culla. Tra i corridoi di Elmec si sono mossi con emozione ed entusiasmo, tuttavia, secondo Mitch Resnick, il programmatore e ricercatore americano che ha ideato Scratch, anche devono apprendere nel modo giusto. «Usare le nuove tecnologie è un po’ come imparare una lingua straniera. Dopo un po’ di studio, si può capire cosa gli altri ci stanno dicendo e rispondere a esigenze quotidiane come fare acquisti o chiedere le indicazioni stradali. Essere fluenti in una lingua vuol dire anche riuscire ad esprimere le proprie opinioni e i propri sentimenti in modo spontaneo».
Questo è quanto hanno sperimentato ieri i piccoli studenti della scuola Quaglia, che sono stati bravissimi, un po’ emozionati, ma attenti ed entusiasti. Perché programmare è bello, soprattutto se lo si fa giocando.