«Quanto ti mancano Basile e Soragna?»

Gianmaria Vacirca, ex consulente marketing biancorosso, a ruota libera: Pozzecco, gli azzurri, Buffa. «Al Poz servirebbe la forza di quel gruppo di italiani che aveva a Capo d’Orlando, ma andrà lontano»

«Più Italia e più italiani nel nostro basket». È l’auspicio di Gianmaria Vacirca, figura poliedrica, sempre vicina al mondo della grande pallacanestro. Un pensiero che investe innanzitutto il movimento nel suo complesso e il campionato, ma tocca da vicino anche Varese, alle prese coi postumi dell’ennesimo passo falso di questa stagione certamente adrenalinica, ma finora poco fortunata.
«In questo 2015 io vorrei assistere innanzitutto a un grande campionato europeo, perché sono convinto che la nostra sia una Nazionale di grande qualità,

dotata di un’identità precisa e fatta di giocatori molto bravi – racconta l’ex uomo marketing della Pallacanestro Varese – Sarà sicuramente un torneo duro, ma io vedo gli azzurri inferiori forse soltanto alla Spagna». E poi la Serie A, realtà nella quale sta prendendo piede una tendenza sulla quale insistere.
«Quella cioè che vede andar forte, anche da un punto di vista di marketing oltre che sportivo, le squadre che possiedono un’anima italiana – afferma Vacirca – e proprio questa è forse una delle cose che stanno mancando a Pozzecco nell’avventura che sta vivendo al suo ritorno in biancorosso: avrebbe avuto bisogno di poter contare su un solido gruppo di italiani, com’erano per lui Basile e Soragna innanzitutto, a Capo d’Orlando».
Quello che al Poz di sicuro non manca è – e lo si è visto anche lunedì sera, proprio al PalaFantozzi – l’affetto della gente. «E quell’accoglienza strepitosa io sono convinto che Gianmarco non se l’aspettasse da parte di tutto il pubblico dell’Orlandina, perché la sua separazione dall’Upea era stata meno facile di quanto possa essere sembrato e per questo io ritengo che tutto quel calore possa averlo addirittura spiazzato».
La partita però, purtroppo, è stata tutt’altra musica. «La definisco una di quelle partite “finte” che si vedono oggi, e mi spiego: significa cioè che si tratta di match nei quali, per come è fatto il basket di oggi, una squadra non ha mai per davvero la forza di rimettere in discussione il risultato, perché mancano le energie mentali e fisiche per farlo» sottolinea Vacirca.
Esito scontato quindi: batosta incassata e nuovi pensieri di mercato a dominare i ragionamenti della dirigenza biancorossa. «E qualcosa io ritengo che faranno, sempre con un occhio al budget, anche se questa è una squadra che è già stata due volte corretta in corsa, con Deane prima e con Eyenga poi, dopo l’infortunio di Kangur». Il Poz, però, è la scelta giusta. «Varese lo ha voluto per due ragioni: la prima è ovviamente ciò che Gianmarco era stato capace di fare da giocatore per i colori biancorossi, e la seconda è che stiamo parlando di un tecnico che ha saputo fare molto bene in A2. E questo a volte qualcuno se lo dimentica».

Ecco allora, indirettamente, il “consiglio” a Pozzecco che emerge dall’analisi di Vacirca. «Gianmarco è un ottimo allenatore, che ha tante cose da dire in fatto di basket, ma può essere danneggiato da situazioni che nulla c’entrano con il campo. Fare notizia per altro non è sempre utile». Meglio concentrarsi sulla stagione, che ha vissuto finora due momenti chiave. «Il picco negativo, nella serata della partita contro Reggio Emilia – commenta Vacirca – e poi il match di Brindisi, arrivato in un momento in cui la squadra si è trovata con meno pressione addosso, per via della squalifica di Pozzecco». Emotivamente parlando, un interminabile giro sulle montagne russe. Lontani i tempi in cui Varese volava sempre in alto. E Vacirca quell’epoca gloriosa aveva in progetto di raccontarla, in una grande serata al PalaWhirlpool da affidare a Federico Buffa. Col giornalista, volto di Sky, Vacirca ha però intanto condiviso un’altra esperienza. «Un progetto sviluppato dall’azienda per cui lavoro: un viaggio attraverso il rapporto fra made in Italy e America, alla scoperta di cosa è accaduto nel passato negli Stati Uniti – spiega Vacirca – Le varie tappe e i relativi video, caricati su youtube, rappresentano un modo per scoprire Buffa al di fuori del contesto sportivo, fra cinema, musica e spettacolo».