E alla fine, il Giro non ha ancora un padrone. Certo, oggi Tom Dumoulin avrà il destino tra le sue mani e tutte le possibilità per “ammazzare” definitivamente la corsa. Le salite del Monte Grappa e del Foza non hanno prodotto grandi distacchi nell’ultimo giorno di ascesa, permettendo così all’olandese volante di mantenere un margine per sbaragliare la concorrenza oggi nella cronometro da Monza a Milano.
Nibali ha attaccato, Pinot ha attaccato, Quintana ha attaccato, Zakarin anche, ma Dumoulin ha sempre risposto del suo passo pagando solo quindici secondi al traguardo di Asiago. Ora, dunque, saranno i 29 chilometri dall’Autodromo di Monza a Milano a decretare il vincitore di questa centesima edizione del Giro: ed i papabili al successo finale sono sicuramente quattro.
Ieri Thibaut Pinot si è imposto sull’ultimo traguardo in linea, battendo allo sprint Ilnur Zakarin e Vincenzo Nibali. Dumoulin si è difeso, grazie anche al lavoro straordinario di Bob Jungels, Bauke Mollema e Adam Yates.
L’olandese ha trovato degli alleati lungo la strada, mentre davanti si cercava l’accordo per staccarlo. Ora, nonostante sia scivolato in quarta posizione in classifica generale, dietro anche a Nibali e Pinot, Dumoulin ha nelle gambe la possibilità di dare minuti a tutti oggi. Vige dunque un equilibrio straordinario dopo venti tappe: quattro corridori in meno di un minuto, sei nel giro di un minuto e mezzo.
Nessuno è riuscito a dare la spallata definitiva alla corsa: i primi ad attaccare sono stati gli uomini di Zakarin sul Monte Grappa, un forcing spietato, cattivo, che ha ridotto all’osso il gruppo. Dumoulin ha barcollato, ma è riuscito a restare agganciato al treno dei migliori. Miccia accesa solo a metà, dunque: si è dovuto attendere la salita di Foza, 14,7 chilometri farciti di tornanti. Vincenzo Nibali è stato il primo a provare la stoccata, gli è
andato dietro Quintana: Jungels si è caricato in spalla Dumoulin e lo ha riportato sui due attaccanti dopo poco. Finita qui? Macché: Zakarin e Pozzovivo se ne vanno insieme, dietro ripartono in tre: Pinot, Nibali e Quintana. Con cambi regolari rientrano sui primi due e se li portano fino ad Asiago, dove in volata la spunta Pinot su Zakarin ed un buon Nibali. Dietro, però, Dumoulin non molla e, scortato da Jungels, Yates, Mollema, Reichenbach ed Hirt, riesce a contenere il distacco e a pagare solo quindici secondi.
Al termine delle tre settimane, le forze in campo si sono dimostrare quelle che sono (poche), e anche le salite previste sul percorso non hanno permesso agli scalatori di professione di scavare il solco e di fare grandi distacchi. Certo è che un equilibrio del genere entusiasma, appassiona e lascia aperto ogni discorso. Nessuno – proprio nessuno – è sicuro della propria posizione, che sia sul podio o appena sotto: la classifica vede ora Quintana in rosa con 39 secondi su Nibali, 43 su Pinot e 53 su Dumoulin. Un margine, soprattutto su Dumoulin, che non può bastare al colombiano: basti pensare che nella cronometro del Sagrantino (l’unica percorsa finora nel Giro), Quintana pagò 2’53” in 39 chilometri da Dumoulin.
Stesso discorso vale per Nibali e Pinot, che presero rispettivamente 2’07” e 2’42” dal portacolori della Sunweb: la cronometro finale nei grandi giri spesso porta ad un livellamento dei valori, dovuto alla fatica accumulata nelle gambe durante le tre settimane di Giro. Ciò non cambia una virgola e non toglie nulla al ruolo di favorito che avrà oggi Tom Dumoulin. Tutti si giocheranno tutto in 29 chilometri: al netto del tifo e delle bandiere, si poteva solo sognare una conclusione di questo tenore.