«Ho le foto delle cose grandi». La banda sceglieva le vetture da rubare su ordinazione. Nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza che ieri ha portato all’arresto di sette persone accusate a vario titolo di furto, riciclaggio e ricettazione, viene ricostruito il modus operandi del sodalizio criminale.
I due ucraini incaricati di commettere i furti cercavano la macchina giusta: «Un Range Rover bianco del 2013 – ragionano i due – Ne ho visto uno. Ma è lontano saranno 60 chilometri da San Donato (dove i due erano di stanza, ndr). Dimmi che è del ’13, così abbiamo risolto». Marca, cilindrata, modello, colore e persino anno di immatricolazione. Un sodalizio criminoso «di spessore», ha spiegato il capitano dei carabinieri della compagnia di Saronno Pietro Laghezza. Sono i militari saronnesi, infatti, a smantellare la banda utilizzando metodi di indagine tradizionali, come i pedinamenti, e tecnologia.
L’inchiesta parte dal furto di un Range Rover a noleggio il 17 maggio 2016. La vittima segnala che dalle registrazioni Telepass risulta un passaggio in A9 a Cislago poco dopo il colpo. L’auto è inoltre dotata di antifurto satellitare. Da quel Range Rover parte un’indagine serrata e affatto semplice. Parliamo di professionisti esperti. Per telefono comunicavano poco: «le cose grandi» di cui si devono inviare le foto a chi dovrà vendere la vettura sono le macchine di lusso prese di mira. «Non solo – spiega il colonnello Claudio Cappello, comandante provinciale dei carabinieri di Varese – questi soggetti si inviavano messaggi scritti in cirillico per rendere molto più complessa una possibile intercettazione da parte nostra».
Non soltanto una lingua, ma addirittura caratteri diversi. Tastiere apposite utilizzate per comunicare nel più complicato possibile da intercettare. I militari saronnesi, però, sono sempre stati un passo avanti alla banda: «Per seguire i loro spostamenti – conclude Laghezza – abbiamo installato dei Gps sulle macchine che utilizzavano per i vari spostamenti. In modo da poterli monitorare e ricostruire tutto il loro giro d’affari. Anche perché c’era il pericolo che le macchine rubate potessero essere anche utilizzate per compiere altri crimini, come ad esempio delle rapine».
I carabinieri hanno recuperato 10 vetture rubate. Gli inquirenti sospettano che nei mesi precedenti l’avvio delle indagini la banda possa averne piazzate almeno altre 10.